Ossessioni · scribblemania

A volte…

E niente, a volte va così.

A volte non c’è nulla che tenga – scadenze, programmi, scalette, gente che aspetta… Potete avere in sospeso la faccenda del traghetto Calais-Dover, e il funzionamento del radiogoniometro, e le maree del novembre 1581, e l’ingresso in scena di Bea – ma non c’è niente da fare.

Qualcos’Altro vuol’essere scritto.

E badate bene: Qualcos’Altro non è nemmeno una storia vera e propria – perlomeno non una storia intera con un inizio, un mezzo e una fine. Vi verrebbe magari da dire che non lo è ancora – ma in realtà chances are che non sia destinata ad esserlo mai. Non così com’è, non con questi personaggi, non con questa ambientazione…

Ma Qualcos’Altro non se ne dà pensiero. Non prova nemmeno a suggerire che il suo conflitto, la dinamica tra i personaggi, qualche battuta di dialogo potrebbero tornarvi utili un giorno… e tra l’altro è anche piuttosto vero, a pensarci bene – ma a Qualcos’Altro non importa un bottone. Vuole soltanto essere scritto. Lo vuole, lo vuole, lo vuole fortissimamente, e non smetterà di pungere e mordere finché non cederete.

Potrete provare a concentrarvi sui traghetti rinascimentali e su Bea – ma lasciate che ve lo sussurri: è perfettamente inutile. Qualcos’Altro sarà anche solo una collezione di scene e mezze scene di discutibile coesione – ma ha l’irriducibilità di una remora, e non intende minimamente lasciarvi in pace.

Per cui, se avete un minimo d’esperienza, quando Qualcos’Altro vi piomba addosso, sapete che non c’è nulla da fare: accantonate i traghetti, mandate Bea a prendersi un aperitivo, aprite un file nuovo dovunque teniate questo genere di arnesi, e sguinzagliate Qualcos’Altro per un’ora o due – o un’intera mattinata. E vi avverto: più tentate di resistere, più Qualcos’Altro prenderà forma, colori e dettagli, e più tempo ci vorrà per liberarvene.

E sapete un’altra cosa? In tutta probabilità vi verrà anche benino – il che è ironico, considerando che non ve ne farete mai nulla. Però sarà lì, e l’avrete buttato giù. Consideratelo un esercizio. Un esperimento. Un gioco. L’equivalente scrittorio di un pomeriggio al luna park. Oppure non proprio questo, soprattutto se anche voi detestate i luna park – but you get my drift.

E sì, G. – lo so che stai leggendo e sei già preoccupatissima, ma credimi: non devi.  Adesso che Qualcos’Altro è appagato, non solo torno a occuparmi dei traghetti e, cosa che ti sta più a cuore, di Bea et al. – ma ci torno in corsa, con i muscoli sciolti e la mente libera.

Quindi tutto considerato mi sbagliavo: niente pomeriggio al luna park. Una passeggiata in campagna, piuttosto. O una sessione di stretching. O una buona nuotata.

O, se non va bene nemmeno questo perché non siete sportivi, possiamo considerare l’appagamento di Qualcos’Altro come un granello d’incenso bruciato all’altare delle Storie – queste bizzarre, capricciose, inscrutabili divinità minori il cui favore va coltivato con tanta, tanta cura per evitare che si offendano e ci lascino da soli.

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