Somnium Hannibalis

Somnium Hannibalis a Villadose

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Nonché…

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Non è che si legga enormemente, ma fidatevi: quello nel riquadro arancio è il mio intervento: Annibale, studio e rappresentazione di un personaggio storico. Sono un nonnulla in fibrillazione… Spero di non imbattermi in nessuno di quegli accademici che per hobby fanno i romanzieri storici a fettine molto piccole…

Maggiori informazioni sul convegno e sul XV Mercato della Centuriazione Romana di Villadose si trovano qui.

musica · Somnium Hannibalis · teatro

Musiche di Scena

Forse l’ho già detto, forse no – Somnium Hannibalis torna in scena a partire da settembre, e cominciamo con il XV Mercato della Centuriazione Romana di Villadose (RO), grossa e importante duegiorni di rievocazioni storiche, archeologia sperimentale, convegni e manifestazioni.

Anyway: siamo di prove di nuovo, con la complicazione aggiuntiva di un cambio radicale di musiche di scena.

Ora, se un dubbio potevo avere sullo spettacolo, erano proprio le musiche – molto belle, ma forse non del tutto adatte. Chiariamo: considero le “vecchie” musiche molto d’atmosfera e nella mia playlist da scrittura, ma avevano troppa orchestra per l’idea che avevo del mio spettacolo. L’idea, per capirci, era fin dapprincipio quella di una manciata di accenti di percussioni sparsi qua e là per dare rilievo ai punti salienti – e poco di più. Avrei voluto un silenzio desertico rotto da qualcosa a mezza via tra tuoni, tamburi di guerra e pulsazioni cardiache. Avrei voluto che tanto queste percussioni quanto l’eventuale musica fossero confinati ai flashback, per segnare la differenza tra lo spazio della memoria e il tempo presente. Avrei voluto suoni più asciutti, più minimali, più antichi.

Adesso probabilmente verrò accontentata: le nuove musiche di scena accostano gli accenti di percussioni dei miei sogni a non-melodie suonate su strumenti a fiato, con l’occasionale colpo di sistro o rintocco di campana. Aspro. Emozionante. Meraviglioso.

Ed è straordinario come, per il fatto di avere cambiato la musica, lo spettacolo stia assumendo un aspetto diverso. Non una forma diversa – non davvero – ma un’altra consistenza. Non che prima non fosse bello, ma adesso ha un’aria più stilizzata e più realistica insieme. La stessa scena, con un ritmo di sistri e di tamburi al posto di un orchestral sweep, perde un po’ in teatralità, ma diventa… non trovo altra parola: diventa scolpita.

In qualche modo, queste musiche nuove restituiscono allo spettacolo un certo vento secco, un certo sapore di pietre calcinate, sale e polvere, una certa luce solare impietosa, certe ombre corte che sono nel mio romanzo e credevo di avere perso con la riduzione. Invece è tutto ancora lì, ed è stato un piccolo sussulto ritrovare vento, luce e polvere nella prova di stasera. Per esempio:
 http://senzaerroridistumpa.myblog.it/media/01/00/700222508.wma

Evidentemente non ho ancora finito con questo spettacolo e le sue sorprese.

 

Somnium Hannibalis

Fotografie

Ecco le prime fotografie dello spettacolo Somnium Hannibalis, in una miscellanea delle due rappresentazioni (ordine narrativo ma altrimenti sparso) ad opera di Giorgio Andreasi [GA] e Giuliano Squinzani [GS]:

DSC02882.jpg “A Roma! A Roma!” [GA]

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 “Tu non sei come gli altri, tu sei un Barca, e c’è un prezzo da pagare per questo” Achille Cominotti (Amilcare) e Simone Rossini (Annibale Bambino) [GA]

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“Devi solo dare l’ordine, e la città è tua, stanotte stessa!” Domenico Zapparoli (Ufficiale), Maurizio Vaccari (Annibale), Adriano Fioravanti (Mercante) [GA]

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“Non volevo essere come mia madre, piena di amarezza per ogni donna che mio padre si prendeva!” Elena Gallio (Himilce), Luciana Frigeri (la Nutrice), Maurizio Vaccari (Annibale) [GS]

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“Che cosa è rimasto di tutti quelli che ti seguivano?” Claudio Burchiellaro (il Re di Siria), Maurizio Vaccari (Annibale) [GA]

Qui ce ne sono altre.

Somnium Hannibalis

Il Gran Giorno

Oggi è il gran giorno. Mancano dodici ore – minuto più, minuto meno.

Sto iperventilando.

Voglio emigrare – voglio emigrare a Tuvalu, o qualche altro posto senza teatri. Ieri alla generale (o era la tecnica? Ma se era la tecnica, quando facciamo la generale? E se era la generale, quando facciamo la tecnica?) è successo di tutto. Questo dovrebbe essere incoraggiante, in un certo senso. Voglio dire, da che mondo è mondo, una prova generale infelice conduce a una prima stratosferica, giusto?

Speriamo.

Nel frattempo posso dire che alcune scene, che ho visto oggi per la prima volta con le luci a posto, sembravano altrettanti quadri spagnoli. E questo è bene. La musica non mi piace alla follia, ma fa lo stesso: ho constatato che non interessa troppo a nessuno se a me piace o no la musica… Il telo per le proiezioni è stato un salvataggio dell’ultimo minuto – o meglio, lo sarà domani, quando sarà stato sistemato definitivamente. Stasera ne è crollato metà, ma sono dettagli.

La cosa più pittoresca e allarmante, però, è che ho raccattato per strada una parte. Oh, una particina, sia chiaro: cinque battute rimaste scoperte per un forfait medico-famigliare dell’ultimo minuto. “Tanto tu la sai a memoria, no?”

Come dicevo, sto iperventilando.

Più tardi, all’ora in cui la gente normale va a pranzo, io me ne vado a teatro, e la regista mi passa al tritacarne nel tentativo di farmi sembrare parte dello spettacolo, anziché una pezza.

Pensatemi, stasera. Pensatemi dietro le quinte in trepida attesa; pensatemi mentre mi mangio le unghie tra una fila di lance e un tavolino empire; pensatemi inopinatamente in scena con addosso un costume in prestito, nella scena con le luci di taglio che sembra rubata a El Greco; pensatemi con lo stomaco pieno di farfalle e poi – si spera – pensatemi in proscenio, all’esterno della riga, a raccogliere gli applausi insieme agli Histriones.

E questa, Signori, – tanto per parafrasare Annibale – sarà una notte felice.