Vi ricordate di Alan Breck Stewart?
Non è del tutto impossibile, considerando la frequenza con cui vi tormento in proposito, e in realtà ne abbiamo parlato di recente.
Ad ogni modo, questa volta non è del tutto colpa mia: potete biasimare Caroline Wilkinson, dell’Università di Dundee, cui qualche anno fa è parso bello fare una ricostruzione della faccia dell’Alan storico – Ailean Breac (o Breic) Stewart – e il risultato lo vedete qui accanto.
Come è successo? Be’, la professoressa Wilkinson ha trattato Ailean come ogni altro sospetto omicida di cui non si conosca la faccia: ha tracciato un identikit sulla base delle testimonianze.
Perché le testimonianze scritte ci sono – sia legate all’omicidio del detestatissimo agente della Corona Colin Cambell nel 1752, sia unrelated – e parlano di un giovanotto dalla faccia lunga e stretta segnata dal vaiolo, dagli occhi azzurri e infossati, dai capelli ricci e scuri e dal naso lungo…
A dire il vero parlano anche di uno scervellato violento e inaffidabile – ma a dirlo era James Stewart, il padre adottivo che fu impiccato per l’omicidio in questione, di sicuro ingiustamente e forse al posto di Alan, che si era reso uccel di bosco. Una punta di astio e/o di panico da parte del povero James sarebbe più che comprensibile, ma sospetto che il fascino di Alan sia tutta farina del sacco Stevenson, e l’originale fosse ben poco raccomandabile.
E in effetti, qui sopra, l’aria raccomandabilissima non ce l’ha, giusto?
Grazioso e simpatico esercizio – ma con un limite sesquipedale: le testimonianze essendo per l’appunto scritte e vecchie di duecentosessant’anni e passa, non sono verificabili in nessun modo. Non è come se a Dundee potessero convocare James Stewart, o l’avvocato di Colin Campbell presente all’omicidio, o gente dell’entourage di Ailean e chiedere loro se la ricostruzione è somigliante… Sono certa che la professoressa Wilkins abbia considerato altri fattori, come fenotipi e strutture facciali dei discendenti Stewart e dei ritratti d’epoca, ma non posso fare a meno di chiedermi a che punto sia intervenuta l’immaginazione dei ricercatori – magari colorata da Stevenson…
Oh well. Non sarò io a lamentarmi. In fondo non si tratta di risolvere un omicidio – anche se a volte, a sentire due Scozzesi che ne discutono, si sarebbe indotti a credere che l’Appin Murder sia faccenda della settimana scorsa – ma l’idea di applicare questo genere di strumenti per ricostruire facce storiche ha più che un po’ di fascino, e mi piacerebbe molto vederla utilizzata su altra gente. La National Portrait Gallery non ha prezzo. Per tutto il resto…
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* Yes, yes, I know: il povero David e tutto quanto. Non cominciamo nemmeno.