Posterellino fulmineo – e no, non sto riprendendo a postare tutti i giorni, ma ero in debito di un finale: qualora ve lo chiedeste, giovedì mattina abbiamo avuto il placet del perito più o meno all’ultimo momento utile, e stavamo forsennatamente puntando luci in un incrocio tra una prova tecnica e un bignamino quando Le Scuole sono piombate su di noi, colme di avido zelo teatrale.
Avido zelo e cicaleccio, bisogna dire, e confesso che ci siamo guardati in faccia e ci siamo chiesti: saranno capaci alcune centinaia di ragazzini di starsene in ragionevole silenzio per l’ora che occorre ad arrivare in fondo a un atto unico?
Ma siccome era un pochino tardi per porsi dei dubbi sull’idoneità didattica del progetto, we soldiered on. E, a dispetto di tutte le più radicate superstizioni teatrali, a dispetto del mese di travasi di bile e sconforto generale, a dispetto del terremoto e di tutto quanto, è andato tutto straordinariamente bene.
Fluido, vivido, efficace.
Sì, abbiamo avuto un paio di minor hitches, come quando le cantine dei senatori romani sono diventate panchine, o l’istante in cui la luce si è accesa sulla scala praticabile illuminando a perenne gloria futura la collisione tra il Piccolo Annibale e un membro del coro…
Ma son dettagli.
È andato tutto così bene che era quasi un peccato avere in platea solo Le Scuole… per carità, sono molto felice che abbiamo mostrato a Le Scuole del buon teatro, ma sarei stata contenta anche di un pubblico adulto a vedere quello che forse è stato il migliore Somnium di questi due anni. Perché ridendo e scherzando domani faranno due anni dal debutto, ed è stato bello tornare a ripeterlo nello stesso teatro in cui avevamo iniziato – ma con tanta esperienza e sicurezza in più, la musica giusta e un disegno luci che era bello a vedersi & funzionava senza intoppi.
Adesso, si capisce, tutta la gente che per un mese ho tormentato con i miei sinistri presagi (“Stavolta sarà un disastro. Davvero. Un disastro orribile. E so che lo dico tutte le volte, ma stavolta è proprio vero…”) mi dice che non sarà più capace di prendere sul serio le mie geremiadi teatrali. Pierino e il Lupo, immagino – ma non è colpa mia: stavolta sembravamo veramente avviati rotolon rotoloni alla catastrofe. Chiedete agli attori. Chiedete alla regista.
Solo che poi, alla fine, tutto si sistema. Come mai? Non si sa. È un miracolo, è lo Spirito del Bardo, sono gli arcobaleni gemelli – è la natura del teatro. E non sapete quante volte, in questi ultimi giorni, mi sono ripromessa di tornarmene ai miei romanzi, miles and miles away da teatri, compagnie, registi, attori, consolles luci e pubblico in sala…
Però non dicevo sul serio.
Beh, due anni di repliche non è male.
Il traguardo di “Cats” è ancora lontano, ma sei sulla buona strada.
Attendiamo nuovi patemi… ehm, nuovi spettacoli.
Comunque vada, come diceva quel tale, sarà un successo.
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Sì, be’, non è come se andassimo in scena cinque volta la settimana quaranta settimane l’anno. Però due anni sono due anni.
Al prossimo patema, allora…
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Mi ha davvero preso il tuo racconto di come tutto stesse andando davvero storto e sono contentissima di questo happy end.
Avendo fatto teatro anche io per un certo tempo conosco il dramma che è ogni volta e le energie perse nel logoramento aspettando che tutto si sistemi miracolosamente, ancora una volta, per merito non nostro….
Aspetto nuovi racconti di teatro…mi manca così tanto quella atmosfera!
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@Cily: attualmente scrivo per due compagnie. Una non mi vuole tra i piedi fino al debutto, nell’altra ricopro un sacco di mansioni non ufficiali – ed è anche capitato che coprissi qualche piccolo buco dell’ultimo momento. Da un lato, adoro la sorpresa di andare a teatro una sera e, quando il sipario si apre, trovare le mie parole già trasformate in qualcosa di diverso. Senza contare il fatto che i travasi di bile sono tutti di altra gente. E però anche veder costruire lo spettacolo strato per strato, errore per errore, bisticcio per bisticcio, illuminazione per illuminazione è meraviglioso…
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