Ecco.
I saggi al Teatrino D’Arco sono finiti. Il Festival del Teatro per Passione è archiviato… Le luci si sono spente, il sipario si è chiuso, il palcoscenico è vuoto.
Tutto è andato molto bene – tra saggi e festival si è spaziato dalla tragedia greca al teatro dell’assurdo, dal Medioevo francese all’esistenzialismo, dalla parodia dantesca alla Roma antica… e tutto ha funzionato: pubblico dopo pubblico a Mantova e a Ostiglia è stato catturato, trascinato e coinvolto.
Quindi, tutto bene. Tutto secondo i piani e anche meglio. Soddisfazioni, applausi, appuntamenti alla prossima…
Tutto bene, giusto?
Tutto molto, molto bene.
Solo che…
Solo che stamattina mi sono svegliata – e mi sono resa conto che, per la prima volta da molti mesi a questa parte, non c’è teatro all’orizzonte.
Niente debutti, niente prove, niente lezioni… niente.
E non ridete – oppure ridete pure, a ben pensarci, perché è buffo: la reazione è di lieve sconcerto. Lievissimo smarrimento. Un nonnulla di horror vacui. Quell’ombra di “E Adesso?” E so benissimo che, a settembre al più tardi, si riprende. E anche prima di allora, a ben pensarci, non è detto che non salti fuori qualcosa d’altro – perché tale è la natura delle cose. E per di più non è come se, nel frattempo, non avessi nulla da fare…
Ma per adesso, per oggi, per questa mattina, sono… steatrata. Stage-lagged.