libri, libri e libri

Chi ha paura dell’audiolibro?

Io.

Io sono quella che ha paura degli audiolibri…

Che poi, ovviamente* paura non è la parola giusta, mi serviva solo per il titolo ad effetto. Diciamo piuttosto che per gli audiolibri non riesco ad avere simpatia. Non mi ci trovo, ecco.

E a dire il vero non so spiegare del tutto perché, considerando che sono una persona decisamente uditiva, che ho una passione per le voci e che mi piacciono i radiodrammi… In teoria, ascoltare qualcuno di davvero bravo che mi racconta una storia, magari con l’occasionale effetto sonoro e un po’ di musica per amor dell’atmosfera, dovrebbe essere vicino alla mia idea di perfezione, giusto?

Well, it’s not.

Potrei citare l’infelice esperienza giovanile di un Kidnapped di Stevenson letto da un anziano attore con un fortissimo accento delle Highlands e un tono ai limiti del truce – fors’anche bravo, ma del tutto inadatto al mite (e diciottenne all’epoca dei fatti) Lowlander David. E se volete, posso ammettere che stiamo parlando di tanti anni fa – tanti che la faccenda era incisa su cassette e il mio Inglese era ancora periclitante – ma non è come se non ci avessi riprovato in anni recenti.

Non molte volte, lo ammetto – e tuttavia…?

“E di preciso quante volte, o Clarina?” mi par di sentirvi chiedere.

Oh well. Una. Una volta. Qualche anno fa, decidendo che era tempo di fare un secondo tentativo, ho comprato in versione audio uno di quei gialli di Rory Clements che hanno per protagonista un fittizio fratello maggiore di Shakespeare.

Ripetendomi tutte le buone ragioni per cui doveva senz’altro piacermi, l’ho caricato sul Kindle e… hmf.

E badate Rory Clements mi piace molto, e Peter Wickham è un ottimo lettore, ma dopo un po’ mi sono accorta che mi distraevo facilmente sull’uno o sull’altro particolare delle descrizioni o del dialogo e, quando tornavo a concentrarmi sulla storia, avevo perso un paragrafo o due.

Frustrante.

Nel dubbio che non fosse la serata giusta, ho chiuso tutto e ci ho riprovato una seconda volta. E poi una terza. E poi mi sono arresa: mi pareva evidente che gli audiolibri non sono fatti per me.

Devo averle davanti agli occhi, le parole. Devo essere libera di distrarmi a cogitare sul sistema giudiziario dell’epoca e sui pigmenti per tingere le stoffe – con la certezza che, quando avrò finito, la storia sarà esattamente lì dove l’ho lasciata. E considerate poi che tutti i miei tentativi sono stati fatti nottetempo, nella quiete e nel silenzio più assoluti. Non oso pensare a cosa succederebbe se provassi ad ascoltare, che so… mentre guido o cammino o spolvero…

E non me ne sarei più data pensiero – se non per qualche fugace rimpianto quando sento magnificare l’uno o l’altro audiolibro… ma a dicembre un’amica d’Oltremanica mi ha regalato un audiolibro. È la versione audio che lei stessa ha fatto realizzare di un suo romanzo storico, pubblicato tradizionalmente anni fa con buon successo. Adesso è sul punto di uscire di catalogo e M. ha deciso di dargli una nuova vita. Ha trovato un bravo lettore con cui ha lavorato molto dettagliatamente, ha speso una somma considerevole, e adesso il romanzo è pronto – e me ne ha mandato un’audiocopia. Perché lo ascolti e le dica che cosa me ne pare. E magari lo recensisca su Scribblings.

E io ho ringraziato con entusiasmo, e non fingevo affatto, perché mi piacciono molto i romanzi di M., e mi ha detto ottime cose del suo lettore, e mi sembra la maniera ideale per fare un ulteriore tentativo – ma… io sono quella che ha paura degli audiolibri, remember?

E quindi, pur avendo promesso di ascoltare tutto durante la Reading Week natalizia, non l’ho fatto. Ed è passata la metà di gennaio e non ho nemmeno cominciato. E adesso dovrei proprio – ed è ridicolo dilazionare ulteriormente, non trovate?

Quindi… Quindi adesso inizierò. Stasera. Sì, perbacco: questa sera comincio. E vediamo come va.

Vi farò sapere – ma intanto ditemi, o Lettori: voi in che rapporti siete con gli audiolibri?

_______________________________________________________

* “Ovviamente un bottone. Dalla gente che ha paura delle farfalle ci si può aspettare di tutto…” (Cit.)

4 pensieri riguardo “Chi ha paura dell’audiolibro?

  1. Io devo sottolineare, scrivere a margine, discutere (anche litigare) con quel che il testo mi sta raccontando: gli audiolibri non mi danno questa possibilità, a meno di scrivere le mie considerazioni su foglietti ‘volanti’, che perderei (è difficile infilare dei foglietti tra le pagine di un audiolibro) o di registrare degli appunti vocali – ma, in questo caso, non godrei dell’esperienza del tatto: matita in mano, pressione sulla carta, saper di intervenire sulla materia… Anzi, meglio: sapere che i miei pensieri agiscono, impressionandosi, sul quella materia che è visibile agli occhi, cioè sulla materia che è percepita dai sensi.

    Poi c’è da dire che le sottolineature, le scritte a margine, ma pure gli appunti vocali, rappresentano un po’ uno storico, una memoria di noi stessi, una sorta di testimonianza o di prova visibile della nostra vita interiore. Con gli audiolibri mi riesce difficile, scomodo, lasciare una traccia di me ‘attaccata’ alla storia (ossia: integrata ad essa, come una specie di nota al testo); inoltre mi riuscirebbe difficile, scomodo, onorare, attestandola tramite le note a margine, l’esistenza della vita interiore di chi ha scritto il libro.

    ***

    Credo che solamente la lettura della parola scritta permetta a specifiche zone del cervello di attivarsi; e, siccome tengo al mio cervello, per cui vorrei sfruttare le sue facoltà senza trascurarne nessuna (sennò mi sentirei un po’ ‘imbecille’: un po’ come se avessi le ali e non le usassi), mai mi priverei della lettura. Naturalmente l’ascolto ne attiva altre, perciò non mi privo neanche di questo, ma secondo altri canali, altre esperienze.
    Tuttavia gli audiolibri li uso: amo ascoltarli in lingua straniera, e scelgo di ascoltare i romanzi che già conosco anzi, in questo caso li adoro! Si tratta perlopiù di letteratura classica moderna.

    ***

    Ti dirò anche un’altra cosa: seppur io provi una sorta di ‘avversione’ verso gli audiolibri, mi piacerebbe crearne utilizzando la mia voce. Qualche anno fa mi venne proposto di far la parte del lettore ed ora sto riflettendo… Si vedrà. Forse appare curiosa questa specie di contraddizione, eppure credo che si debba trattare la questione in termini di passività e di attività.
    Generalmente, infatti, l’ascolto di un audiolibro mi pone in una condizione di estrema passività: ciò non accade con un l’al. in lingua straniera. Mi sentirei attivo nel far la parte del narratore ed idem per la lettura della parola scritta: nel mentre che leggo percepisco una sorta di piacere, quasi che si aprissero delle porte… Chissà se riesci a comprendere questo fatto, che è prettamente fisico. Ho l’impressione che la lettura di certe storie stimoli a tal punto la psiche da attivare una produzione di sostanze chimiche legate ad un certo genere di piacere; e forse questa esperienza è diffusa. Fatto è che vi sono una serie di attività che l’audiolibro non sa stimolare (parlo per me).

    ***

    Ti ho scritto, anziché un commento, una sorta di mini-post: evidentemente il tuo articolo ha suscitato il mio interesse.
    Bel post, brava!

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    1. Sottolineare, annotare… ah, I’m of two minds in proposito. Da un lato, questa interazione con il libro, la storia, l’autore mi attira da matti; dall’altra un’educazione ai limiti del calvinismo librario mi riempie di sensi di colpa ogni volta che mi azzardo ad avvicinare la punta della matita alla pagina… La mia forma di compromesso è il taccuino. Ho sempre un taccuino al seguito – a volta più d’uno. Praticamente vivo in un taccuino, ed è lì che annoto idee, citazioni, domande, scatti d’ira e strologamenti misti e assortiti quando leggo. Ricordo solo un’eccezione, un diluvio di furibonde sottolineature e punti esclamativi per un romanzo talmente mal scritto da non potersi credere che fosse stato pubblicato… a matita, però: indignata sì – ma pur sempre mozzarella. E poi ci sono i post-it colorati sulla saggistica letta per documentazione…

      Tutto ciò per dire che invidio il tuo rapporto annotativo-materico con la letteratura – ma soffro di insuperabili soggezioni inculcate molto presto. 😀

      E capisco il fascino della lettura ad alta voce – oh, se capisco! Il rapporto tra voce e storia, il modo in cui leggendo hai l’impressione di plasmare quel che leggi. La mia impressione “fisica” in proposito – o forse piuttosto dovrei dire sinestetica – non è tanto quella delle porte, quanto di modellare e torcere un filo metallico. Rame, diciamo. Mi è sempre piaciuto – ed esperienze come Il Palcoscenico di Carta e Ad Alta Voce non erano nate per caso. Il guaio con la registrazione, è che la mia voce si altera terribilmente, ai limiti dell’irriconoscibile. A te non capita?

      E poi… e poi… mi hai dato da riflettere – e credo che a questo punto ci vorrà un altro post. Grazie – e a presto!

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      1. Sì, la mia voce si ‘altera’ – ma appena appena, senza perdere le proprie peculiarità, adatte alla lettura ad alta voce | anche se, più che alta, tengo la voce lievemente ‘sommessa’, eppure piena, del narratore. Anzi. Ti dirò che ricuso le esagerate frequenze che forano l’empireo, i toni vetricidi alla Oskar Matzerath, né amo i volumi prepotenti, né i ‘virtuosismi’ vocali, né… Stop. (Né… né… né… Inflazione.)

        Mi piace la generosità che esprimi nei tuoi interventi ed anche nei commenti, perciò ti ringrazio di cuore! Vorrei dirti che ho trovato splendida la tua formula: “(…) indignata sì – ma pur sempre mozzarella.” Mi hai fatto morire 🙂
        Ti auguro ogni bene! E, continuando a leggerti, dirò anch’io: a presto!

        Piace a 1 persona

  2. Ecco – una buona cosa degli audiolibri: mantengono via l’arte della lettura ad alta voce. Non posso mai fare a meno di pensare a cose come la gente di ogni tipo che, nella Londra vittoriana, si riuniva a sentir leggere l’ultima puntata dell’ennesimo lavoro di quel Mr. Dickens, o per coltivare Shakespeare in famiglia, o…

    E questa lettura, come insegna Diego Fusari all’Accademia Campogalliani, è un’arte a sé, con i suoi principi e le sue tecniche…

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