il Palcoscenico di Carta · teatro · Vitarelle e Rotelle

Il Critico o l’Autore?

9b71fcee417fE così ieri pomeriggio (ieri sera? nel tardo pomeriggio? verso sera?) abbiamo concluso la più recente avventura de Il Palcoscenico di Carta, chiudendo il nostro sipario immaginario su Il Critico, ovvero Le Prove di una Tragedia.

Sheridan è davvero spassoso – pur con una quantità di ovvia bile nei confronti di certa critica, ma ancor più di certi autori. Confesso di aver sempre pensato che questa commedia dovesse chiamarsi “l’Autore”, più che “il Critico” perché, pur decisamente presi in mezzo del primo atto, Dangle e Sneer diventano la voce della ragione prim’ancora che inizi la prova – e l’artiglieria di Sheridan cambia decisamente bersagli.

RMG0513TC071-732x1100Dangle è vanesio, malguidato e un po’ sciocco, e Sneer è perfido per il gusto di esserlo – ma gli autori? Sir Fretful Plagiary è un dilettante ultrapermaloso che plagia a tutto spiano e non lo fa nemmeno bene, e Mr Puff… Puff è un mercenario della penna che in vita sua ha scritto di tutto – dalle truffe per lettera all’ur-marketing per i banditori d’asta, dalla pubblicità sui giornali alla falsa beneficenza, dai pamphlet per conto terzi al teatro… e quando approda alla tragedia, ci caccia dentro di tutto.

Per cui, quando la prova inzia per davvero, nel secondo atto, Dangle e Sneer con i dubbi dell’uno e il sarcasmo dell’altro, diventano la voce di tutti noi…

Non si può non solidarizzare con i due spettatori perplessi, di fronte al modo in cui Puff non si (e ci) fa mangare nulla: plagi shakespeariani, allegorie fluviali, amori contrastati, storia, duelli, un diluvio di agnizioni, scene di follia, musica, esposizione, masque, richiamo patriottico, sottotrame irrilevanti, canarini, effetti speciali – e tutto doppio, ogni volta che si può. Pensiamo solo alla scena delle due nipoti che tentano, ciascuna per conto suo ma contemporaneamente, di pugnalare lo Spagnolo, i due zii che intervengono minacciando a fil di spada lo Spagnolo, che minaccia a sua volta di trafiggere le nipoti… impasse al quadrato? al cubo?  Per fortuna poi arriva il Guardiano con l’alabarda – che poi guardianissimo non è… criticphotosmanuelharlan

Tutto molto nonsense, tutto molto sopra le righe – ma d’altra parte, Sheridan si faceva beffe di un certo gusto del suo tempo, un certo tipo di teatro sovraccarico, dalle trame intricatissime e farcite di cliché e di effettoni, e dai dialoghi men che ispirati.

Satira ed eccessi a parte, tuttavia, l’Invincibile Armada di Mr Puff è un catalogo di faccende che sono ancora rilevanti in teatro – in fatto di stile e di pratica. Dell’esposizione abbiamo parlato, e poi ci sono i clichés, la concisione, l’effetto secchiaio, le necessità pratiche dei cambi di scena e di costumi, la progressione logica, il rapporto tra dialogo e azione, la caratterizzazione dei personaggi…

All in all, credo davvero che Il Critico dovrebbe essere lettura obbligatoria nei corsi di scrittura teatrale.

Intanto, però, lo possiamo considerare un’altra riscoperta del PdC – una riscoperta gradita, a giudicare dal successo dei tre incontri. È quasi un peccato aver già finito, vero? Ma torneremo presto. Abbiamo idee per il futuro… ne riparleremo a fine estate, volete?

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Il Critico: RB Sheridan sbarca al Pdc

Torna il Palcoscenico di Carta, o Lettori: martedì 20 e 27 febbraio e 6 marzo, alla libreria IBS+Libraccio di Via Verdi a Mantova! E sapete con che cosa torna?

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Richard Brinsley Burton Sheridan – Irlandese trapiantato nella Londra georgian-reggenza, poeta, satireggiatore taglientino anzichenò, commediografo, direttore e proprietario (ma non allo stesso tempo) del Drury Lane… Un personaggio a pieno titolo – tanto che a fine Ottocento Robert Buchanan ne fece il protagonista di una commedia.

richard-sheridan-writer-manager-sir-joshua-reynoldsOra, di Sheridan avrete sentito nominare (e forse visto in scena) La Scuola della Maldicenza/degli Scandali e, meno facilmente, I Rivali… Ma noi siamo il Palcoscenico di Carta, e per costituzione e missione andiamo a sceglierci titoli che hanno meno probabilità di essere rappresentati, giusto?

E allora ecco che vi proponiamo Il Critico, ovvero le Prove di una Tragedia – che, nonostante le plumbee promesse del titolo, è una commedia. Potremmo definirla una specie di Ur-Rumori Fuori Scena, se non fosse che in realtà così Ur non è: Sheridan s’ispira a The Rehearsal, una commedia Restaurazione che si faceva beffe dell’allora imperante e inflazionatissimo dramma eroico mostrandone, per così dire, gli ingranaggi interni. Un secoletto più tardi, Sheridan – autore e direttore di teatro – riprende in mano il gioco, bersagliando in prima ed eponima battuta i critici teatrali, ma in realtà ce n’è per tutti: autori, attori, musicisti stranieri, buona società con pretese intellettuali…criticortragedyr00sheruoft

Aggiungeteci una parodia di tragedia storica, e il risultato è spassoso e rivelatore, perché alla fin fine si scopre che, negli ultimi duecentoquarant’anni o giù di lì, a teatro e dintorni ci si preoccupa (o, in alcuni casi, si trascura di preoccuparsi) di cose non troppo diverse…

Volete unirvi a noi in questo viaggio teatrale nel tempo? Niente di più facile: se volete leggere, iscrivetevi utilizzando il form che trovate in fondo a questo post, così che possiamo assegnarvi una parte e inviarvi il testo. Se invece volete assistere, non serve altro che raggiungerci al N° 50 di Via Verdi, a partire da martedì 20 febbraio alle 18.

Vi aspettiamo. Sarà divertente.

 

considerazioni sparse · teatro

Potere del Teatro…

Reminiscenza sparsa – abbiate pazienza.

CardiffQuando studiavo a Cardiff, andai a teatro a vedere The School for Scandal, di Sheridan. Quella sera una mia compagna d’appartamento dava una festa e mi aveva invitata – ma io avevo il biglietto per Sheridan da mesi, e nessuna intenzione di rinunciare. Tanto meno per una festa perché, confesso, non sono mai stata un animale da feste. Per cui, quando la coincidenza di date saltò fuori, feci del mio meglio per nascondere che ero molto meno dispiaciuta della mia coinquilina.

“Ma non preoccuparti,” mi disse lei. “Quando torni saremo ancora qui.”

Ecco, a questo non avevo pensato – ma sull’Isoletta si a a teatro presto e si finisce presto… Il che significava che, invece di tornarmene in tempo per salutare e ritirarmi nella mia stanza, mi sarei ritrovata nel bel mezzo di una festa piena di sconosciuti in buona parte brilli anzichenò. D’altra parte, non c’era modo di evitarlo.

La sera in questione, dopo avere aiutato a fare le tartine, indossai il mio abitino blu da teatro e da concerto, salutai le mie flatmates, presi l’autobus e sbarcai davanti al New Theatre. Avevo un buon posto di platea, e lo spettacolo fu incantevole. Regia, interpreti, luci, scene, costumi… Oh, le meravigliose voci – e vorrei tanto ricordarmi chi fosse l’attore che interpretava Joseph Surface. In realtà all’epoca tenevo un diario, e volendo potrei cercarlo e risalire. Forse ci ritroverei persino dentro la locandina… Ma sono pigerrima e quindi accontentatevi  di sapere che Joseph ci conquistò tutti e che l’insieme fu delizioso e perfetto. Sheridan

Uscii da teatro nella più felice delle disposizioni, e nemmeno il fatto di avere perso l’autobus bastò a scalfire il mio entusiasmo. Era una sera primaverile deliziosa, così m’incamminai a piedi strologando sulla possibilità di mettere in scena Sheridan prima o poi e sull’opportunità di far interpretare Joseph Surface al protagonista di ciò che stavo scrivendo (un attore, manco a dirlo…) e altre amenità del genere. Ero così presa dalla mia bolla teatral-narrativa che ero persino decisa a divertirmi a quel che restava della festa. Non era possibile essere a disagio o men che festevoli nello spirito in cui ero, giusto? Per una volta nella mia vita, auspici Sheridan e Talia, mi sarei divertita a una festa in cui non conoscevo quasi nessuno – e che diamine!

E poi arrivai alla residenza, e la festa era ancora in corso, e l’appartamento era pieno di sconosciuti brilli anzichenò, e a nessuno interessava men che nulla della mia meravigliosa serata a teatro – ma d’altra parte la musica era altissima e non c’era modo di parlare nemmeno volendo – e il mio abitino blu e le mie scarpette col tacco erano del tutto inadatti alla situazione, e mancavano ancora due ore abbondanti all’orario limite che la mia coinquilina era riuscita a strappare al responsabile…

Così, con la scusa di andarmi a cambiare, me ne fuggii in camera e mi misi a scrivere, ragionevolmente certa che nessuno avrebbe sentito la mia mancanza. All’ora in cui la musica finì il mio protagonista aveva incantato Londra con il suo Joseph Surface, e io avevo recuperato la certezza di non essere un animale da feste, né passibile né, tutto sommato, specialmente desiderosa di diventarlo.

“E intendi trarre una morale da tutto ciò, o Clarina?”

Una morale? Santo cielo, no – ma potrei osservare che, per quanta fiducia si nutra nel potere del teatro, forse è meglio non aspettarsene cose irragionevoli. Euforia, idee, capitoli decenti – sì. Mutamenti repentini dell’umana natura… not so much.