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Mentre non E-guardavo…?

Qualche giorno fa, in uno scambio di e-corrispondenza con un amico inglese, si è venuti a ricordare gli albori dell’e-publishing, e la discussione che ne era nata – o, sotto certi aspetti, che non ne era nata affatto.

Ora, è passato un sacco di tempo e non mi aspetto che ve ne ricordiate – ma nei primi anni Dieci Senza Errori di Stumpa era un blog più impegnato e meno lackadaisical di quanto sia adesso, e si occupava con una certa intensità di editoria digitale. Allora scrivevo e leggevo in proposito, andavo a convegni come Librinnovando (che mi par di capire non esista più) e seguivo il dibattito sull’allora presente e futuro dell’editoria… Ero molto presa dalla faccenda, e a un certo punto tenni addirittura un seminario in proposito all’Accademia di Belle Arti di Macerata…

Poi mi sono persa per strada – ma non è questo il punto. Il punto è – e ne ho trovato conferma andando a rileggermi una certa quantità di post scritti all’epoca – che il dibattito sulle potenzialità dell’editoria digitale, pur promettente, all’epoca non dava segno di andare da nessuna parte. Sotto certi aspetti strettamente editoriali, naturalmente si è raggiunto un assestamento: il rapporto tra editore, autore e lettore, il self-publishing, il recupero dei testi fuori stampa, l’editoria on-demand… erano questioni che si dibattevano in ambito anglosassone – ma poco o nulla qui da noi. Adesso mi pare che ci sia, se non altro, uno stato di fatto per tutto questo? In realtà non ne sono certa – perché, come dicevo, non frequento più gli ambienti in cui se ne discute. In realtà, come vanno le cose?

Un altro argomento d’interesse all’epoca era come scuole, biblioteche e istituzioni culturali in generale potessero non solo adattarsi al nuovo stato di cose – ma abbracciarlo e giovarsene. Dei passi si sono indubbiamente fatti – e in questi tempi di scuole e chiuse e biblitoeche inaccessibili se ne vede qu ripresa o un’accelerazione – ma mi chiedo, e davvero non è una domanda retorica: le speranze di rivitalizzazione digitale delle biblioteche che si ventilavano all’epoca si sono realizzate, almeno un pochino?

Ricordo invece con perplessità estrema il fiorire di cose come gli enhancements – di fatto lettura assistita, se lo chiedete a me – e idee di didattica in pillole… Ricordo ebook per bambini in cui si supponeva che l’implume dovesse far tutto fuorché leggere. Ricordo percorsi didattici fatti di approfondimenti video di un paio di minuti. Ricordo ebooks provvisti di colonna sonora e ogni genere di fischietti e campanelli. Ricordo di essermi chiesta con qualche sgomento che genere di lettori potesse uscire da esperimenti del genere… Che destino si riservasse alla soglia di attenzione, all’immaginazione del lettore, alla capacità di estrapolare, alle competenze generali della lettura complessa… Mi par di capire (con qualche sollievo, non lo nego) che gli enhanced ebooks non abbiano preso piede. Ma nei campi dell’infanzia e della scuola?

E infine c’era l’aspetto delle potenzialità narrative del nuovo mezzo. Di questo si parlava meno nei convegni che tra scrittori – ma il fermento c’era: la possibilità di strutture non lineari e non univoche, prima di tutto. L’andamento non cronologico non era una novità – ma forse, forse finalmente c’era il modo di svilupparlo in forme multidimensionali, in cui il lettore si potesse muovere in molteplici direzioni… Erano idee complesse ed eccitanti, la possibilità di integrare forma e contenuto in una vera svolta. Qualcosa di diverso e nuovo… E una volta di più mi devo chiedere: è successo qualcosa in proposito, mentre io non guardavo? Non parlo del singolo esperimento isolato, ma qualcosa di significativo?

Alas, ne devo dubitare un po’. Magari mi sbaglio – e davvero, tutti i punti interrogativi di questo post non sono retorici: domando per sapere. Quel che non mi incoraggia troppo, è lo scambio di mail di cui parlavo prima. C. mi racconta di avere proposto a più di un editore, a suo tempo, questo genere di narrazioni non lineari in formato digitale. E non stiamo parlando di pitches per lettera – C. essendo a sua volta un piccolo editore e bene inserito nell’ambiente. Ma…

È andata a finire che, dopo avere combattuto in infinite riunioni su come applicare gli standard e che cosa farne, ho rinunciato del tutto – perché gli editori sono tra le persone di più scarsa immaginazione che io conosca – e volevano soltanto che gli ebooks fossero il più uguali possibile ai libri stampati. Che occasione perduta!

E questo nel mondo editoriale anglosassone – che ho sempre trovato infinitamente più ricettivo…

Quindi davvero non so – e chiedo: è soltanto una mia impressione o davvero le possibilità, il dibattito, il fermento si sono afflosciati su una frazione di ciò che sarebbe potuto essere? Ha ragione C., e tutto si riduce a un’occasione perduta – almeno dal punto di vista narrativo – mentre non guardavo?

Perché visto da qui, ho l’impressione che l’unica cosa ancora viva sia la battaglia sul profumo della carta, alas…

 

 

Digitalia · kindle · pennivendolerie · self-publishing · Storia&storie

Bric-à-Brac – sette storie d’altri tempi

Bric-à-BracSMALLEREd eccoci qui – l’avevamo detto.

Bric-à-Brac è disponibile su Amazon.

Tutto sommato, in questo libro c’è proprio quel che dice l’etichetta: sette storie. E (anche questo lo dice il titolo) storie d’altri tempi, per lo più – con un’eccezione infilata nel mezzo.  Ma a dire la verità anche nell’eccezione si parla di storia, seppur brevemente, perché è così che funziona qui. Si raccontano cose dei secoli passati – cose che potrebbero essere successe oppure no. Per parafrasare la vecchia versione cinematografice di The Prince and the Pauper:

Questa non è storia – solo racconti di tempi lontani. Forse è andata così, forse no, ma sarebbe potuta andare così.

E in fatto di tempi lontani troverete Ottocento e antichità classica,  troverete tartarughe, medici e fantasmi, troverete storie tristi e storie buffe… Dalla Magna Grecia all’Inghilterra vittoriana, dalla Mantova medievale alla Vienna degli Asburgo – sette storie sul serio o per gioco, alla ricerca di quel che non sappiamo più.

Sette storie, dicevo:

I ricordi della canzone
La stagione delle saette
Veglia
Le morte stagioni e la presente
Fàstaf
Il fantasma di Passerino
La ricompensa

Andate qui per scaricare o leggere online un’anteprima, intanto – e poi… Potrebbe essere una Santa Lucia tardiva, o una lettura natalizia, o un regalino per l’appassionato di storia tra i vostri amici…

E se, dopo avere letto, aveste voglia di lasciare una recensione, vi sarei molto grata.

 

 

Digitalia · pennivendolerie · Spigolando nella rete

Parliamo Di Copertine

874e60f3acab015725db5ef9c23be48aAvete mai pubblicato – o avuto intenzione di pubblicare – un ebook? E allora, odds are che vi siate trovati davanti alla maiuscola questione della copertina.

Ah, la copertina.

Il primo strumento di vendita, la faccia del libro, l’arnese che deve catturare l’attenzione del potenziale lettore fin dal momento in cui è solo un thumbnail fra decine di altri thumbnail…

E tutti siamo stati tentati di dire: E che ci vuole? Chi fa da sé fa per tre, giusto? Ci si arma di Photoshop o qualcosa del genere, si cerca uno di quei siti di immagini stock – ed è fatta.

E però tutti abbiamo anche ripetutamente sentito o letto che nulla assassina le possibilità di un ebook come una copertina dall’aria dilettantesca. Proporzioni sbagliate, fonts un po’ così, o illeggibili, o combinati male, o inadatti al genere o all’immagine… Se bbiamo scritto qualcosa e lo abbiamo pubblicato o vogliamo pubblicarlo elettronicamente, diamo per scontato di essere anche degli avidi lettori – e siamo sinceri: quante volte abbiamo rabbrividito davanti a una copertina un po’… così?

Perché il fatto è, si direbbe, che non bastano una bella immagine e decine di font a disposizione. Bisogna avere un’idea di quel che si fa. La soluzione ovvia è che là fuori ci sono legioni di bravi grafici che sanno quello che fanno. Se ne trova uno e ci si affida. Ma la soluzione ovvia, naturalmente, è anche quella costosa – perché un bravo grafico, come è giusto, non lavora per nulla – e questi sono tempi di vacche magre. E per di più, come si scova tra i tanti un grafico davvero bravo che abbia tempi ragionevoli, con il quale si possa discutere e il cui lavoro sia adatto a quel che abbiamo scritto? Oh, ci si riesce – ma il processo può essere lungo e frustrante, e contempla un certo margine di trial & error. ggg

E allora? Ci sono modi per limitare i rischi dell’opzione fai-da-te?

Be’, vi dirò che ieri ho scoperto Canva. Premetto che ci sono arrivata tramite Guy Kawasaki – dunque possiamo dire che l’arnese ha buone referenze. Ma di che si tratta, di preciso?

Ebbene, Canva è un sito che, tramite un’interfaccia molto intuitiva e una sterminata collezione di immagini e templates, vi consente di mettere rapidamente insieme una copertina, del materiale da social network, una locandina e altre cose utili. Ieri ci ho giocato un paio d’ore, e mi pare che l’insieme bilanci piuttosto bene tra possibilità e guida. È possibile scegliersi un template e seguirlo, con la ragionevole certezza di non fare nulla di troppo tacky, oppure si può modificare quel che c’è, o partire from scratch. Si possono manipolare le immagini (davvero tante e a buon mercato), oppure caricare le proprie… Forse non c’è spazio per enormi voli di fantasia, ma i margini di manovra sono ragionevoli. Di buono c’è anche che il risultato viene salvato automaticamente con le dimensioni e le specifiche richieste da KDP – ma si può impostare secondo i parametri di altre piattaforme. E per chi volesse qualche dritta, ci sono anche numerosi tutorial chiari e sensati.

Insomma, Canva è la soluzione ideale e definitiva?

Be’ no – e di sicuro non da solo. Canva offre buoni suggerimenti e ne facilita enormemente l’applicazione in un modo solo parzialmente standardizzato – ma in sostanza fa quel che noi gli diciamo di fare. E quel che va davvero fatto per catturare l’attenzione, per spiccare senza eccessiva eccentricità e senza confondere… ah, quello è un cavallo di tutt’altro colore.

12-06-13_bookcover08Per quello non c’è scorciatoia: bisogna studiare la concorrenza, spulciare Amazon, Goodreads, Pinterest e posti simili in cerca di copertine elettroniche, scoprire che cosa va nel nostro genere, tenere presente che una copertina elettronica non è una copertina cartacea, e il lettore la vedrà per la prima volta grande come un francobollo… Due o tre suggerimenti: tenete d’occhio anche le copertine del mercato anglosassone, perché là l’editoria elettronica e il self-publishing sono più sedimentati, seguite qualche blog o sito di grafica, e mettete insieme una collezione (una cartella, una bacheca su Pinterest…) di copertine che vi piacciono davvero – e che potrebbero adattarsi al vostro genere.

E poi, quando vi siete fatti un’idea, allora Canva può funzionare.

 

Digitalia · Gl'Insorti di Strada Nuova · self-publishing

Gl’Insorti di Strada Nuova

È con una certa emozione (e con notevole sollievo – se state leggendo qui vuol dire che null’altro è esploso, deragliato, naufragato o altrimenti andato storto, ed era tutt’altro che scontato) che vi presento…

 

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Il mio più serio sforzo in fatto di self-publishing è finalmente disponibile in versione KindleePub e PDF.

Vi ricordo la presentazione su Twitter oggi pomeriggio a partire dalle 17.00. Cercate @laClarina e seguite l’hashtag #stradanuova. Sarò lì a twittare e rispondere.

E a questo punto non posso che invitarvi a scaricare, regalare per Natale, leggere, commentare, spargere la voce, discutere, recensire… Soprattutto, vi sarò grata se vorrete farmi sapere che cosa ne pensate.

Buona lettura!

 


 

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Ultima Books Store

Gl'Insorti di Strada Nuova · self-publishing

Guida All’Autopubblicazione Per Gente Di Scarso Buon Senso

Sì, lo so. Qui oggi doveva esserci Gl’Insorti di Strada Nuova. Lo vo ripetendo da non so più quanto, e oggi doveva essere IL giorno…

Invece, lo vedete da soli, Strada Nuova non c’è.

Toi.

E come mai, o Clarina, non c’è?

Non c’è per colpa mia, fondamentalmente. Faccio tutto da sola, ricordate? Però, giunta al punto cruciale in cui devo appoggiarmi ad altra gente (that is to say una piattaforma), sbaglio i conti, e non di un filo, ma abbastanza da ingollare tutto il mio margine prudenziale, and then some, e tutti i miei accurati piani sono andati a carte e quarantotto, ed è tutto pronto fuorché il libro…

No, naturalmente non è del tutto vero. Il libro è pronto in tutti i suoi formati – ed è anche bellino, solo che non è ancora in vendita perché ho sbagliato nel calcolare i tempi.

Toi.

Per cui consideratemi arrossita, col capo cosparso di cenere, le unghie mangiate e gli angoli della bocca che tremano e, se avete mai pensato di pubblicarvi da voi, imparate dai miei errori.

1) Considerate che fare tutto da soli è una dannata quantità di lavoro. Forse ci sono cose che potete delegare… Ma queste sono battute sprecate. È ovvio che non volete delegare. Voi siete Indies e fate da voi, giusto?

2) Non sottovalutate il fatto che ci sono cose che dovrete imparare mentre le fate. Anche se le avete già fatte prima, cercherete modi di farle meglio, e provandoci you’ll mess up no end, e questo non farà bene al vostro stomaco, al vostro trigemino, al vostro fegato o a qualunque altro organo/apparato vi serva da valvola di sfogo psicosomatico.

3) Anche se pensate di poter convivere con una salute e un sistema nervoso compromessi, riducendovi a pallide larve insonni e febbrili, resta il fatto che ogni tentativo fallito vi farà perdere tempo. Non dico che questo debba ridurvi alla resa (o a cercarvi qualcuno davvero capace di convertire i vostri file in Epub), ma tenetene conto nel calcolare i vostri tempi.

4) Già che ci siete, nel calcolare i tempi, imbottite per bene qualsiasi cosa vi sembri ragionevole. E quando parlo di imbottiture, sto pensando in termini di un mese o due – non qualche giorno.

5) Quando viene il momento di affidarvi alla piattaforma, non basatevi allegramente su quel che è successo otto mesi fa, con la pubblicazione del vostro primo ebook. È possibile che le cose siano cambiate. È probabile che le cose siano cambiate. È quasi certo che le cose siano cambiate – e però non date per scontato nemmeno quello. Informatevi, dannazione. Tutto quel che dovete fare è mandare una piccola email qualche settimana prima e chiedere: di quanto tempo avete bisogno? Per avere la certezza di uscire entro la tal data, quando è tassativo, sensato, prudente muoversi?

6) E poi tenete conto degli imprevisti, perché capitano. Oh, se capitano. Dal computer che si fa venire il crash del secolo, all’otite inattesa, alla pura e semplice dimenticanza – quei dissennati momenti in cui vi pare di aver fatto proprio tutto, e invece avete trascurato treni merci di particolari fondamentali.

7) Andate cauti con gli annunci, anyway. Fatene soltanto quando avete l’assoluta certezza che, a meno che non cadano due asteroidi simultanei sul vostro studio e sul posto dove la piattaforma opera, il vostro libro sarà negli ebookshops il giorno tale all’ora tale. Altrimenti, dopo avere informato il mondo at large che il vostro libro uscirà il 2 dicembre, vi ritroverete a tarda notte, lacrimanti e furiosi, a scrivere post autoreciminatori e chiedervi quanta della vostra faccia digitale se ne stia andando perduta…

Toi.

Ecco qui. Ripeto: consideratemi arrossita, col capo cosparso di cenere, le unghie mangiate e gli angoli della bocca che tremano e, se potete, perdonatemi. Il libro uscirà, giuro…

E quando, o Clarina?

Ed è qui che la Clarina scoppia in lacrime for real e, singhiozzando come un’autoclave difettosa, ammette di non saperlo con certezza.Toi.

Tutto quel che posso dire, per il momento, è: any day now. Vi farò sapere.

 

 

Digitalia · Gl'Insorti di Strada Nuova · self-publishing

Strada Nuova – Qualcosa Da Vedere

Settimana laboriosa, sul fronte di Strada Nuova.

In primo luogo sono giunta alla conclusione che la conversione in epub – con questo intendendosi una buona conversione in epub – è un tantino al di sopra delle mie possibilità tecniche. O meglio: forse potrei farlo, con pazienza, paglia e tempo… ma in definitiva questa è una nespola che mi conviene affidare a qualcuno che sia meno technically challenged di me. Sussulto di buon senso, vero? E ho anche avuto la fortuna di trovare gente in gamba, flessibile e ragionevole, e mentre leggete qui, oltreoceano qualcuno sta convertendo, convertendo, convertendo…

Francamente è un gran sollievo: ho potuto mettere da parte Sigil e concentrarmi su cose che mi rendono meno infelice, come copertine, frontespizi, IV di copertina e il sito.

Ebbene sì, GISN sta per avere un sito tutto suo. Nel corso di questa settimana ho registrato un dominio dal nome dissennatamente lungo: http://www.glinsortidistradanuova.com, e adesso sto smanettando su WordPress per mettere insieme l’arnese. Detto per inciso, adoro WordPress. Un giorno o l’altro forse mi deciderò a fare il balzo e passerò a WordPress.org – che dovrebbe consentire molta più libertà d’azione – ma devo dire che la versione .com è davvero una gioia: persino io sono in grado, con ragionevoli quantità d’impegno, di produrre qualcosa di decente. Or perhaps this is just fond thinking? Mi saprete dire più avanti.

Intanto ho da mostrarvi il risultato di molte ore tra GIMP e Photofiltre, molti tentativi, molti ripensamenti e molti patemi. Mie signore e miei signori, miei carissimi Lettori, per l’orgoglio di Clarina, ecco a voi… (piccolo rullo di tamburi) …la copertina:

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Sì, Delacroix. Se avete letto l’ex incipit sapete che ci sono buone ragioni.

E per ora è tutto. Non ci vorrà molto prima che il sito sia ragionevolmente pronto, e allora vi farò sapere. Intanto ditemi: che ve ne pare della copertina?


 

Digitalia · Gl'Insorti di Strada Nuova

La Nuova Strada (Digitale)

Mi pare di avervelo detto: ho deciso di ripubblicare Gl’Insorti di Strada Nuova in versione digitale.

Lo sto facendo da sola in più di un senso: da un lato mi pubblico da me, perché lo vedo succedere in modi che mi piacciono – anche se per ora succede più che altro across the Pond, perché ho fiducia in questo nuovo genere di editoria, e per il serissimo motivo che non vedo l’ora di potermi definire indie author. E in secondo luogo, sto facendo tutto da sola – grafica, design interno, conversioni, promozione… Se tutto va bene, lo vedrete succedere un po’ per volta.

Auguratemi buona fortuna, intanto, e lasciate che vi racconti come sta andando.

Per prima cosa ho ripreso in mano il libro. Sono passati sei anni da quando Strada Nuova è uscito per la prima volta, e fra sette e otto da quando l’ho scritto. Mi lusingo di avere imparato qualche piccola cosa da allora, craft-wise – non foss’altro che in materia di formattazione.

Così, per esempio, ho cambiato il formato dei dialoghi.

– Quando ero giovane e innocente scrivevo i dialoghi con i trattini. – Ammise la Clarina. – Mettevo un trattino all’inizio di ogni battuta, e qualche volta dei trattini alla fine, secondo tutta una serie di criteri. –

Non era una buona idea per vari motivi. Non era particolarmente bello, non era granché chiaro, Word tendeva a correggere il trattino semplice in trattino lungo, e i trattini stessi migravano di loro iniziativa in strane posizioni appena mi distraevo.

“Adesso i dialoghi li scrivo con le doppie virgolette,” disse la Clarina. “Non vi pare che stiano molto meglio?”

E avrete notato anche un’evoluzione nell’uso della punteggiatura. Non sono inflessibile come gli Anglosassoni, la maggior parte dei quali morirebbe piuttosto che finire una battuta di dialogo con un punto se dopo c’è un tag. Sostengo e sempre sosterrò che in certe situazioni il punto è l’unica soluzione logica, perché c’è differenza tra:

“Un punto è un punto e una virgola è una virgola,” disse Luigi.

E:

“Un punto non sarà mai una virgola, e viceversa.” Luigi annuì all’indirizzo della libreria, compiaciuto della propria saggezza.

Nel secondo caso non c’è un vero e proprio tag, giusto? L’azione è correlata alla battuta, ma non ne è parte in senso stretto… Ma non smarriamoci in minutaglie tecniche. Il fatto è che ormai sono talmente abituata a questo uso della punteggiatura che mi ha fatto tenerezza ritrovare la vecchia maniera.

Meno tenerezza mi ha fatto l’ossessione che da fanciulla nutrivo per i sinonimi del verbo dire. Non ero ancora passata per la scuola dello He Said She Said, e i miei personaggi mormoravano, concedevano, ammettevano, sussurravano, protestavano, insorgevano, ammettevano, rimuginavano, borbottavano, brontolavano, ridevano… mai che dicessero una volta. E sono quelle cose da scrittore novellino, come gli avverbi a pioggia monsonica. Now I know better, ma non ho sistemato proprio tutto. Ho lasciato avverbi, sinonimi e magagne varie nelle pagine del romanzo vero e proprio, perché “Irene”, l’autrice de Gl’Insorti di Strada Nuova, è una scrittrice alla prime armi come lo ero io all’epoca. Ora, nel corso di questi anni ho constatato un paio di cose: una è che i lettori smaliziati notano la sovrabbondanza di condimento; l’altra è che in teoria il condimento in eccesso dovrebbe essere asciugato in fase di editing, ma in pratica arriva in stampa in tutta la sua gloria molto più spesso di quanto sia bello pensare.

Cosicché ho asciugato solo un po’ lo stile di Irene, ma ho fatto sì che alcuni tra i miei/suoi venti lettori notino gli avverbi, si spazientiscano dei tags e, in generale, levino gli occhi al cielo per le acerbe doti di narratrice della pur pubblicata fanciulla.

E a questo punto forse cominciate a nutrire qualche curiosità nei confronti della struttura? Chi diamine è Irene? Non sono io l’autrice di questo libro? E da dove saltano fuori i lettori?

Temo che per saperlo dovrete aspettare ancora un po’, ma intanto, se volete, potete dare un’occhiata al vecchio incipit.

La struttura, dicevamo. Di quella non ho cambiato nemmeno una virgola. Ne sono ancora soddisfatta – e d’altro canto dovrebbe essere il punto di forza del romanzo…

Un’altra cosa mi ha dato da pensare. Strada Nuova, l’avrete intuito, è un romanzo storico solo in via obliqua e meta. Ci si parla parecchio di lettura – in particolar modo del rapporto tra lettore e libro. Ed è ambientato appena prima degli anni in cui è stato scritto, quando Internet era ancora un’entità misteriosa per molti, quando nessuno aveva idea di che cosa fosse un e-book, quando di libri non si discuteva su Twitter. La tentazione di sventrare e riscrivere from scratch, trasportando tutto ai giorni nostri, è stata forte. Alla fine ho deciso di non farlo – almeno non per adesso – e di lasciare che Strada Nuova restasse una specie di tributo alla lettura pre-digitale.

Ecco. Adesso ho messo da parte il testo sistemato. Prima di sottoporlo un ultimo safari pre-conversione intendo lasciarlo frollare per qualche giorno, e intanto ho spostato le mie attenzioni alla copertina. Vi racconterò le mie vicissitudini grafiche in qualche prossimo futuro – e per allora conto di avere anche qualche cosa da mostrarvi.