Succede, una domenica di febbraio, che A. mi contatti e mi chieda:
…Ha mai approfondito lo studio sull’esatto percorso fatto da Annibale e la sua armata sulle Alpi nel 218 AC, al tramonto delle Pleiadi, un mistero nato già ai tempi di Polibio e che dura a tutt’oggi?
Salta fuori che, in una di quelle vicende prettamente internettiane, A. mi abbia trovata inciampando in un vecchio intervento a un convegno, of all things, di Archeologia Sperimentale.
Ma vecchio davvero, sapete? Stiamo parlando del 2010 – quando, con Hic Sunt Histriones, partecipammo al Mercato della Centuriazione Romana di Villadose, in quel di Rovigo, con il Somnium Hannibalis, che allora avevamo appena messo in scena. Per qualche motivo, pur non essendo io né uno storico né un archeologo, sperimentale or otherwise, mi si chiese di partecipare al convegno, e quello che si raggiunge al link lì sopra è il mio intervento pubblicato negli atti.
Bei ricordi, you know. All’epoca quella di Villadose era una rievocazione molto importante e molto frequentata – e io, dovendo parlare al convegno nel tardo pomeriggio di sabato e poi essere di nuovo a Villadose la domenica mattina in preparazione per il Somnium, decisi di non fare avanti e indietro per strade che conoscevo poco e male, e rimasi overnight, immergendomi in convegno e rievocazione.
Fu tutto molto interessante (al mattino feci colazione con un gruppo di rievocatori bergamaschi specializzati in XVII secolo, e un Colonnello americano di stanza in Germania che nel tempo libero partecipava a tutte le rievocazioni di battaglie romane che poteva raggiungere), e il Somnium andò molto bene, e decisi che, se quella era la vita dell’autrice di narrativa storica, era proprio di mio gusto.
Ad ogni modo, a undici anni di distanza, non ci pensavo da secoli, né a Villadose né al convegno – e poi ieri arriva A., con la sua domanda… E per essere sinceri, nello scoprire che mi aveva trovata grazie a quello specifico intervento, la prima reazione è stata: ma guarda, è ancora in giro!
D’altronde non so nemmeno troppo bene perchè me ne stupisco: non è nella natura della Reticella che le cose ci restino impigliate per la cybereternità? Così, dopo avere riletto ed essermi rassicurata sul fatto che, a undici anni di distanza, non vedo motivi per vergognarmi particolarmente dell’intervento, ho affrontato la domanda di A.
La risposta di per sé non era difficile: no, non ho mai approfondito la questione. All’epoca esistevano varie ipotesi più o meno plausibili, nessuna di esse confermata. E A., che si descrive affascinato da Annibale e dai misteri irrisolti, mi parla addiritura di una ventina di possibilità alternative. E non è detto che siamo destinati a saperlo mai… in teoria delle ricerche archeologiche mirate potrebbero forse chiarire il mistero – ma con venti siti alternativi, la vedo grigia.
Then again… E qui sto per dire una cosa estremamente poco scientifica – ma abbiate pazienza: il motivo per cui non ho approfondito la faccenda all’epoca e non sento l’urgenza di approfondirla adesso, è che mi sta bene così. Mi sta bene che non si sappia. Mi sta bene che a ventidue secoli di distanza che lo chiediamo ancora. Why, l’incertezza, l’inafferrabilità, le prove inconclusive, le domande in sospeso per me sono parte del fascino di questa storia e di molte altre.
Da un lato è l’appeal delle cose ignote – come i vecchissimi bauli nella soffitta: cose dei miei bisnonni, credo, ma non li ho mai voluti aprire perché mi piace l’idea di non sapere ancora tutto di questa casa in cui abito da tutta la vita. Dall’altro, è che quelle plaghe nebbiose della storia sono territorio di caccia per il romanziere storico – il cui mestiere, ricordiamocene, è quello di ricreare quel che non sappiamo più sulla base ed entro i limiti di quel che sappiamo…
Tutto molto poco scientifico, come dicevo – ma d’altra parte… sarò molto interessata il giorno in cui qualcuno troverà uno scheletro d’elefante a valle di una delle venti strade – e lo sarò ancora di più il giorno in cui qualche anfora sigillata nella stiva di un relitto restituirà le Cronache di Sosila tagliate a strisce. Nel frattempo, però, il mestiere che mi scelgo non è quello d’indagare in proposito. Quel che voglio fare è coltivare storie nel crepuscolo fra una certezza e l’altra.
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Eccome se va bene – grazie! 🙂 Non sapevo che si dovesse essere wordpressiani per poter apprezzare a quadratini… Se fossimo all’interno di una storia, sospetterei uno stratagemma di Senza Errori di Stumpa per avere più bigné…
Ma ad ogni modo, ancora: thanks!
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