Shakespeare Year · Storia&storie · teatro

Coriolano

Avevo detto che mi sarei messa a caccia di Shakespeare che non avevo mai visto in scena, giusto?

Coriolanus2Ebbene, ho cominciato con il Coriolanus del 2013 al Donmar Warehouse. E dopo averlo visto posso solo dire che è un peccato che non lo si rappresenti di più.

Nel mondo anglosassone gode di più attenzione, ma in Italia? Pressoché nulla – e secondo me è un peccato. Titolo tardo, di datazione incerta tra il 1605 e il 1610, ultimo tra i Roman Plays, e ispirato a un Plutarco  malsicuro di cui gli storici moderni dubitano un nonnulla, Coriolano è una storia potente con un protagonista singolare.

Il Caio Marzio di Shakespeare è un aristocratico generale romano, soldato di prim’ordine, patriota e onest’uomo che, nell’atto primo, strappa ai Volsci la città di Corioli quasi da solo. Di conseguenza se ne torna a Roma in trionfo, e il Senato gli tributa il cognomen onorifico di Coriolano, e tutto andrebbe bene – se non fosse che Marzio ha due problemi: una madre ingombrante e un’assoluta incapacità per le pubbliche relazioni.

Uomo di rara arroganza, con un’avversione per il governo popolare e nessuna timidezza nel farlo sapere, l’ormai Coriolano sarebbe ben contento di continuare a fare il generale e tempestare occasionalmente contro la plebe e i suoi tribuni – ma la mamma, la temibile matrona Volumnia, lo spinge a correre per il consolato… e lui alla mamma proprio non sa dire di no. Coriolanus

Il guaio è che per diventare console bisogna corteggiare il voto della plebe… E Coriolano ci si lascia indurre, ma con tale malagrazia che, pur dopo averlo acclamato per meriti di guerra, il popolo si lascia rapidamente convincere a ritrattare dai tribuni Bruto e Sicinio. Chiamato a difendersi e accusato di tradimento, Coriolano s’infuria e dice tutto quello di cui i suoi nemici hanno bisogno – e si ritrova bandito da Roma.

Ferito nell’orgoglio, non trova di meglio che rivolgersi proprio ai Volsci, proponendo loro di condurli contro quella città ingrata che è Roma… Apparentemente i Volsci riconoscono un generale quando lo vedono, e ben presto Roma si ritrova addosso i vecchi nemici in avanzata travolgente. Inizia la processione di supplicanti, ma Coriolano respinge al mittente commilitoni e amici – finché qualcuno non ha il colpo di genio: mandiamogli la mamma!

E lo dicevamo: alla mamma Coriolano non sa dire di no. Volumnia riesce dove tutti gli altri avevano fallito. Per amor suo Coriolano depone la sua furia e si adopera per una pace tra Romani e Volsci. Ma naturalmente non tutti i Volsci sono contenti, soprattutto il generale che aveva accolto Coriolano esule… Come dire? Non va a finire bene.

Ecco, in teoria questa dovrebbe essere la storia di un aspirante despota che disprezza il popolo e grida e pesta i piedi ogni volta che le cose non vanno come vuole lui, e in effetti è così che molti registi moderni l’hanno interpretata – Berthold Brecht per dirne uno. Ma il fatto è che il Coriolano di Shakespeare non è affatto un mostro. È sprezzante e abrasivo – e al tempo stesso onorevole, umano e capace di generosità. Alla sua arroganza si contrappone la doppiezza meschina dei tribuni, e la sua ferocia vendicativa si risveglia di fronte a quello che ritiene un oltraggio mortale e incomprensibile – salvo poi sciogliersi di fronte alle suppliche di Volumnia. E d’altra perte questo è lo Shakespeare maturo, dove nulla è mai solo bianco o nero. Coriolano è un pericolo per sé e per il prossimo, ma c’è spazio per le sue ragioni.

Coriolanus3Dopodiché molto dipende dalle intenzioni registiche e dal carisma del prim’attore. Josie Rourke ha costruito una produzione asciutta e piena di ritmo, in cui qualche sedia, una scala e un po’ di vernice restituiscono un’antichità scura, sanguinosa, tutta spigoli. E in tutto ciò il giovane Coriolano di Tom Hiddleston funziona alla perfezione. Noi spettatori storciamo il naso davanti alla sua superiorità sprezzante e assoluta incapacità di vedere le ragioni altrui, e però non fatichiamo troppo a capire la sua riluttanza a umiliarsi. Rabbrividiamo davanti alla sua sete di vendetta, ma comprendiamo il suo risentimento nel sentirsi tradito…

Insomma, una storia sullo scontro tra l’individualità potente e le necessità della politica, sull’incapacità di comprendere il resto del mondo, sul significato della lealtà, sul prezzo delle scelte, sull’impossibilità di certa coerenza… Coriolano meriterebbe più attenzione – al di là delle letture ideologiche.

scribblemania

Da che parte per la seconda stesura?

“E come va la revisione, o Clarina?”

Oh, che carini a chiederlo… E visto che chiedete, la revisione… diciamo che procede. Intanto ho finito la prima rilettura diagnostica – con tutta una piccola serie di risultati. Vediamo un po’…

Postit1.Sotto un cumulo di carte, nel mio studio, ho trovato – incredibile dictu! – una scrivania. Essendo grande, si è rivelata moto più comoda del divano per quel che devo fare adesso. Chi l’avrebbe mai detto? Voglio dire, una scrivania…

2. Ho deciso che il post-it è il migliore amico del revisore.  Ho dato retta a Holly Lisle, e in questa fase non ho fatto nemmeno un segnolino sulle mie duecento e rotte pagine di stampa – perché questa è una fase di diagnosi, giusto? Però, man mano che rileggevo, ho preso appuntiappuntiappunti, cose del genere “spostare al capitolo successivo” oppure “Ma G.D. aveva già lasciato la compagnia”, oppure “VOCE, VOCE, VOCE!!!”, oppure “Stringere” – e li ho presi su un diluvio di post-it di vari colori e misure, a seconda della necessità e di un vago colour-code.

3. Potrei negare che subito dopo il post-it venga la lavagna di sughero, ma mentirei. Per avere anche una visione d’insieme, ho Corkboardattaccato alla lavagna di sughero una serie di cartoncini su cui ho scritto a caratteri di scatola – e in alcuni casi, non ridete, anche illustrato – una serie d punti chiave. La struttura di fondo della storia, alcune cose che al momento non ci sono ma servono assolutamente, temi e immagini che devono ricorrere più spesso, necessità & magagne… cose così. La lavagna adesso è issata bene in vista su una mensola della libreria.

4. Rileggendo, comunque, ho scoperto che questa prima stesura mi piace più di quanto mi aspettassi – per una prima stesura. Questo può essere un bene, oppure no. Non vorrei che mi intralciasse nella necessità di asciugare e snellire il tutto… Ero convinta che la seconda stesura sarebbe stata più succinta della prima, ma… er. Diciamo che non ne sono più così sicura.

kj5. Ho trovato una faccia al mio protagonista. No, sul serio. Non ne aveva ancora una. Per me è sempre un problema, perché da un lato non sono una persona terribilmente visiva e tendo a trascurare questo aspetto, e dall’altro però sono costretta ad ammettere che una faccia è di grande aiuto in fatto di descrizioni e caratterizzazione… Be’, adesso Ned assomiglia a Tom Hiddleston. Ammettiamolo: poteva andare molto peggio.

6. Sono lievemente sconcertata nel constatare che manca un finale, manca un finale e manca un finale – e non c’è niente da fare. Voglio dire – la storia giunge a una conclusione di qualche tipo – ma da questo a dire che ci sia un finale… Mah. Speriamo che emerga nel corso della seconda stesura.

Ecco. E adesso dovrei essere pronta per la fase successiva: tendere archi, dar forma a cose vaghe, aggiungere strati, pieghe e ombre, fissare le luci, annodare tutto quanto a tutto il resto… Dovrei avere tutto quel che serve, giusto? E allora perché invece procrastino da due giorni come se non ci fosse un domani?

Ah well. Passerà – e sarà bene che veda di passare oggi stesso. Adesso. Subito. Al lavoro, o Clarina!

Vi saprò dire.