il Palcoscenico di Carta · teatro

E Stavolta, Pirandello

LocSmallMaggio torna e il PdC rimena…

Yes, well – I know, ma non mi sono trattenuta. E comunque è del tutto vero: torna il Palcoscenico di Carta, e questa volta festeggiamo il centocinquantesimo anniversario della nascita di Luigi Pirandello.

Dal 2 al 16 maggio, alla libreria IBS+Libraccio di Via Verdi a Mantova, leggeremo I Giganti della Montagna, dramma incompiuto a cavallo tra fiaba e teatro nel teatro…

Per il PdC è un altro esperimento: per la prima volta ci avventuriamo  fuori dal repertorio elisabettiano – come d’altra parte ci eravamo sempre ripromessi di fare. Una volta di più, ci saranno gli attori dell’Accademia Campogalliani e quelli di Hic Sunt Histriones, e un’abbondanza di parti, grandi e piccole, per chiunque voglia lanciarsi e leggere con noi.15193449_1104584129658135_891963327258587953_n

Perché questa è l’idea del PdC: leggere teatro ad alta voce, in gruppo, sperimentando in modo diverso testi che non si vedono tutti i giorni…

Volete provare? E allora iscrivetevi usando il form che trovate a questo link. Vi assegneremo una parte e vi manderemo il testo. Se invece volte ascoltare (e magari decidere di provare la prossima volta, perché le parti vengono riassegnate a ogni lettura), dovete solo raggiungerci in libreria – martedì 2, 9 e 16 maggio, appena prima delle 18.

il Palcoscenico di Carta · Shakespeare Year

Il PdC: considerazioni a sipario chiuso

pogany_labour3-417E allora, com’è andato il Palcoscenico di Carta?

Benissimo, if you ask me – sotto tutti gli aspetti.

La nuova casa, la Libreria Ibs+Libraccio ci ha accolti con entusiasmo e disponibilità. Confesso di avere avuto qualche patema preliminare, perché eravamo in uno spazio aperto nel bel mezzo del passaggio generale – ma sbagliavo: come mi si rassicurava dall’Isoletta, questa si è rivelata un’ottima cosa, e più di una persona di passaggio si è fermata per curiosità. Credo anche che, tra un episodio e l’altro, abbiamo acquisito così almeno due ascoltatori.

E un altro patema infondato riguardava i lettori: a qualche giorno dal primo incontro sembrava che 15241245_1104583899658158_8267561275462816382_nnon dovessimo averne a sufficienza – e invece presto ci siamo ritrovati con un’abbondanza di entusiasti. Persino questo martedì, quando influenza e prove improcrastinabili hanno aperto vaste lacune nelle nostre file, abbiamo coperto tutto quanto con soddisfazione generale. Anche i coraggiosi che si sono buttati senza preavviso hanno avuto l’aria di divertirsi molto – e bisogna che lo dica: persino la mia non, non, non teatrale mamma ha letto, e non tenta nemmeno di negare che le sia piaciuto.

15202719_1097885743661307_5937925147939833596_nA proposito di prove, vorrei davvero ringraziare gli attori dell’Accademia Campogalliani, che hanno trovato il tempo per partecipare nonostante stagione e settantesimo in pieno corso, e gli Histriones (Hic Sunt), che si sono fatti, martedì dopo martedì, tutta la strada da Ostiglia per venire a leggere con noi.

E veniamo a Shakespeare himself. Pene d’Amor Perdute è una commedia deliziosa, con un sacco di battibecchi amorosi, parodie, giochi linguistici – e un finale… bizzarro. Gaia, pungente e spassosa, si è rivelata davvero una buona scelta – tanto che… ma no, non diciamo nulla. È ancora tutto talmente in grembo agli dei, che non mi azzardo. Però mettiamola così: se in futuro doveste sentir parlare ancora di Pene d’Amor Perdute, non stupitevi troppissimo, d’accordo? Pollock's 4

In generale, credo che abbiamo trovato la nostra formula: la suddivisione in tre parti a cadenza settimanale, la redistribuzione delle parti di volta in volta… Temo che l’orario tardo-pomeridiano precluda la possibilità di partecipare a una certa quantità di gente – ma, alas, dopo cena non potremmo avere la libreria. Però, così com’è, funziona decisamente. O così parrebbe, a giudicare dall’entusiasmo con cui i paperstagers hanno chiesto lumi sulla prossima lettura…

Quindi sì: siamo soddisfatti su tutta la linea, abbiamo celebrato debitamente ‘anno shakespeariano e il Palcoscenico di Carta tornerà in primavera. Ancora non sappiamo cosa si leggerà. Idee? Desiderata? Suggerimenti?

Oh – e le fotografie si trovano qui.

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Natale · Shakespeare Year · teatro

Shakespeare in Words – & i Ninnoli di Vetro

ShakespeareMoonChristmasQuando ci hanno proposto di aggiungere qualcosa di natalizio in coda a Shakespeare in Words, all’inizio siamo rimasti lievemente perplessi.

In realtà, con Hic Sunt Histriones, abbiamo un paio di piccole cose stagionali – atti unici miniature, letture, combinazioncelle di mimo e narrazione… you know, quel genere di cose. Ma che andassero anche solo vagamente bene con SiW? Questo è un altro discorso.

O almeno sembrava – perché in realtà…

Oh, d’accordo: se volete, posso anche ammettere un tocco di serendipità nel modo in cui la scelta è caduta sui Ninnoli. Ottima serendipità, però – perché se le nostre shakespearianitudini sono tutte incentrate sul potere della parola, a ben pensarci, non è come se i Ninnoli si occupassero davvero d’altro.

È una storia piccolina, tanto che quasi non è una storia affatto – non fosse per quello che la piccola Martina impara lungo la strada. E quel che impara è una questione sì di oggettini di vetro tramandati, e delle storie, delle parole che li accompagnano. Il che, a ben pensarci, era già perfettamente chiaro fin dal giorno di dicembre in cui la mia amica F. arrotolò la sua copia dei Ninnoli e la appese all’albero di Natale.

Storie, parole… lasciate che citi da SiW: noi siamo quel che diciamo, e quel che si dice di noi – e lo siamo a lungo. Le parole di Shakespeare durano i secoli e si spargono dovunque. Le parole famigliari restano dove sono e scendono lungo le generazioni – ma in fondo, il meccanismo non è sempre lo stesso?

Venite a vederlo in opera:

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il Palcoscenico di Carta

Torna il Palcoscenico di Carta!

E si vede che son giorni di annunci – e annunci shakespeariani, se è per questo…*

Ma non posso non mettervi a parte: ce l’abbiamo fatta. Abbiamo trovato casa – finalmente e felicemente! – alla Libreria IBS+Libraccio in Via Verdi. E appena in tempo per infilare una lettura nell’Anno Shakespeariano…

E dunque, per prima cosa, il PdC si dà alla commedia, con…

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Il Re di Navarra e i suoi amici sono decisi (chi più chi meno) a dedicare tre anni alla filosofia – senza distrazioni… sentimentali di sorta. Ma – guarda a volte il caso e il teatro! – i quattro nobili giovanotti hanno appena sottoscritto il loro voto di studio e casta austerità quando proprio per di lì deve passare la bella Principessa di Francia con le sue tre altrettanto graziose damigelle. Chi vincerà tra filosofia e amore?

Come sempre, ci saranno gli attori dell’Accademia Campogalliani e di Hic Sunt Histriones e, per un colpo di serendipità, ricominceremo assieme ai nostri omologhi d’Oltremanica, che leggeranno Love’s Labour’s Lost lunedì 21 novembre – il giorno prima del nostro debutto.

E come sempre, l’invito è: unitevi a noi!

Se volete assistere, non serve altro che raggiungerci in libreria per tre martedì, a partire dal 22 novembre, alle ore 18. Se invece vi punge l’uzzolo di leggere insieme a noi (e io ve lo consiglio), iscrivetevi sul sito del progetto.  Assegneremo parti fino a esaurimento e vi invieremo il testo.

Giocate con noi, volete?

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* E a ben pensarci, in effetti, non ho ancora finito… Stay tuned.

Shakespeare Year · teatro

Shakespeare in Images

Eccomi qui, eccomi qui… Non sono stata via a lungo, visto? Che poi in realtà non sono stata “via” affatto – ma questa è un’altra faccenda.

Allora, ho promesso che vi avrei raccontato di Shakespeare in Words – ma in realtà, è andato tutto talmente bene che non ho davvero molto da raccontare. Per parafrasare Tolstoij, ogni rappresentazione infelice è infelice a modo suo, ma tutte le rappresentazioni felici si somigliano – story-wise, e questa è stata una rappresentazione molto, molto, molto felice. E molto applaudita, if I say so myself.

Così ho pensato di fare qualcosa di diverso. Invece di raccontare, vi faccio vedere – grazie alle bellissime fotografie di Flavia Ferrari e Caterina Vaccari.

Cominciamo con il posto – la bellissima Esedra dei Giardini Vecchi, a Ostiglia. Perché la chiamino “esedra”, visto che non è per nulla curva, io non lo so – ma tant’è…*

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E parte del nostro folto pubblico… (Foto CV)

E i Musici: Francesco Borghi alla batteria e Renato Belladelli al contrabbasso.

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Stanno suonando una variazione su una cosa d’epoca shakespeariana chiamata Kempe’s Jig (Foto CV)

E poi la vostra affezionatissima nel ruolo de Il Coro

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“E un regno per scenario, e principi per attori…” (Foto CV)

Notate la bellissima maschera – di cui riparleremo. Adesso la Folla romana, costituita da Luciana Frigeri, Franco Vicenzila nostra regista Gabriella Chiodarelli,  e Achille Cominotti.

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“La miglior parte di Cesare sia incoronata in Bruto!” (Foto FF)

Ora sale ai rostri il nobile Bruto (Claudio Burchiellaro), mentre Antonio (Maurizio Vaccari) non medita nulla di buono:

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“”Ecco il corpo di Cesare, pianto da Marc’Antonio…” (Foto FF)

Spudorato manipolatore di folle…

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“Meglio che non sappiate – meglio che non sappiate che Cesare vi aveva reso suoi eredi…” (Foto CV)

E infatti non andrà a finire terribilmente bene…

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“Che poteva mai farci, Bruto, con la sua retorica da accademia? … Eppure anche Antonio – così abile, così astuto…” (Foto CV)

E poi è il turno di Giovanna, la Pulzella d’Orléans (Gabriella Chiodarelli) – in compagnia con il Delfino di Francia (Claudio Burchiellaro) e Jean Dunois (Luciana Frigeri):

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“Allora sentite! Sentite che cosa ha in mente Giovanna…” (Foto FF)

E per finire…

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“Buonanotte, occhi non ancor nati…” (Foto CV)

Be’, no – ci sono altre cose in mezzo, ma per quelle bisogna venire a vedere Shakespeare in Words, l’Immortalità delle Parole. A ottobre saremo a Mirandola, e ci sono altre rappresentazioni in programma. Vi terrò informati – e siamo aperti alle possibilità. Se qualcuno vuole uno spettacolo shakespeariano, fatemi sapere.

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* Alle luci c’era la gente del Service Pavani, coordinata da Elena Gallio e Domenico Zapparoli.

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grillopensante · Shakespeare Year · Storia&storie · teatro

Chiavi di Lettura

chiaveanticaEcco, e quindi domani è il gran giorno, e Shakespeare in Words va in scena…

Ma oggi non vi racconto nulla del dietro le quinte. Oggi vi metto a parte di una piccola epifania shakespeariana occorsa qualche settimana fa, all’indomani del fallito colpo di stato in Turchia.

Stavamo provando il terz’atto del Giulio Cesare, e in particolare la scena III, in cui Bruto e poi Antonio parlano alla folla – e all’improvviso… folgorazione! La Roma di Shakespeare e la nostra Istanbul… JC3

Fateci caso, se domani sera venite a teatro: gli ufficiali kemalisti/Bruto, con l’atto di forza e, a titolo di giustificazione, tutta una serie di gelide e astratte virtù civiche – che si tratti della laicità o della prevenzione degli ipotetici mali dell’ambizione di Cesare. E poi Antonio/Erdogan entra in scena, perché chi dovrebbe e potrebbe impedirglielo, non lo fa – e arringa la folla (dai rostri nel Foro o attraverso un cellulare) puntando alla paura dell’ignoto, alle emozioni, all’avidità, chiamando a raccolta, incitando alla violenza… E la folla risponde agli argomenti di Antonio/Erdogan, più viscerali e più concreti, e si scatena: grida, minacce, sangue versato, linciaggi nelle strade…

E lo so che è una lettura molto parziale sia di Shakespeare che della situazione turca – ma i paralleli ci sono, e ce ne siamo serviti per lavorare su motivazioni e dinamiche all’interno della scena in questione. È parte della grandezza di Shakespeare: non perché leggesse il futuro nella sfera di cristallo, ma perché sapeva cogliere certi aspetti della natura umana che, apparentemente, non cambiano granché da Roma antica all’Inghilterra elisabettiana alla Turchia del XXI secolo. Se ne può concludere che non trascurare la comunicazione non è affatto sufficiente: bisogna anche saperne padroneggiare i meccanismi. Un’idea adatta a un uomo che, quattrocento anni e rotti orsono, è uscito dalla bottega di calzolaio di suo padre per diventare forse il poeta più citato, studiato e rappresentato al mondo. E se ne può concludere anche che i poeti morti non sono poi così morti, dopo tutto – qualcosa di cui in Italia, ogni tanto, abbiamo bisogno di ricordarci.

E possiamo anche trovarci un buon motivo per venire a teatro, domani sera, a vedere Shakespeare in Words, l’Immortalità delle Parole. Vi aspetto a Ostiglia, domani sera.

 

 

Shakespeare Year · teatro

Shakespeare in Words… Meno Otto

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Otto giorni al debutto, e… well, non siamo pronti, ovviamente. Se lo fossimo, sarebbe allarmante.

Siamo in quella iridescente situazione in cui, nel corso delle quotidiane – quotidianissime – prove, si nuota tra gli inceppi, gli impicci e le magagne, e a tratti si vedono lampi di Come Dovrebbe Essere.

La forma dello spettacolo c’è. L’abbiamo intravista tutti, in qualche momento… Magari mentre provavamo con la musica (vi ho detto che avremo in scena due favolosi musici? Contrabbasso e timpani?), oppure durante un tentativo di filata, o ancora mentre riprovavamo per la terza volta di fila il blocking di una scena.

E ogni volta c’era qualcosa qualcosa, ma mancava qualcosa d’altro.

Oh, non so se sono preoccupata davvero… Voglio dire: lo sono – e a morte – perché da quattro anni non recitavo una singola battuta davanti a un pubblico, e quindi sono terrorizzata-terrorizzatissima, ma per quanto riguarda l’insieme dello spettacolo siamo perfettamente all’interno di quella che in teatro va sotto il nome di normalità. È la faticosa, intensa, puntigliosa Penultima Settimana – e, se non si può dire che tutto vada bene, è tuttavia vero che va come deve andare.

Se non fossi terrorizzata-terrorizzatissima, credo che sarei teatralmente tranquilla, in attesa dello scoppio della tradizionale Crisi Catartica dell’Ultima Settimana, un po’ in pensiero per il disegno luci – ma nulla di più. Stando le cose come stanno… Rehearse

Eh.

C’era un motivo, se avevo smesso, e me ne sto ricordando con terrificante vividezza – ay de mi.

Ma non fate troppo caso a me. Shakespeare in Words sta crescendo con ogni prova. Ci pensavo ieri sera, mentre galoppavo (in ritardo, tanto per cambiare) verso la sala prove provvisoria con un mantello, uno sgabello, una maschera, il copione, il prompt book e una bottiglietta di autan. Ci pensavo con quel misto di soddisfazione, anticipazione, frustrazione e lepidotteri (ugh!) nello stomaco che ho imparato a considerare naturale quando si tratta di teatro: non ci siamo, non ci siamo affatto, non ci siamo ancora – ma siamo al punto in cui è chiaro che, al momento giusto, ci saremo.

Vi aspetto giovedì 4?

teatro

Shakespeare in Words – L’Immortalità delle Parole

Avete mai badato a quanto è rilevante il potere delle parole in Shakespeare?

E non parlo soltanto dell’uso magistrale che ne fa – ma del loro potere all’interno delle sue trame:  pensate ad Antonio con la folla, a Edmund, con le sue lettere e le sue narrazioni distorte, alle schermaglie di Beatrice e Benedetto, alle manipolazioni di Cleopatra, agli enigmi delle streghe di Macbeth, agli incantesimi di Prospero e delle fate di Titania, a Giovanna d’Arco che ubriaca di parole il Duca di Borgogna – e, per contro, a Coriolano e Bruto che non capiscono o trascurano la necessità di comunicare, a MacBeth che si accontenta del primo significato di quel che sente, a Frate Lorenzo la cui lettera non arriva a destinazione…  Scritte o sussurrate, taciute o gridate, le parole cambiano i destini, intrecciano gli amori e li distruggono, abbattono i regni, girano la testa delle folle…

E Shakespeare in Words – l’Immortalità delle Parole, è uno spettacolo che esplora proprio questo: che cosa si fa o non si fa con le parole nel mondo di William Shakespeare. È una storia di potere, d’ingenuità e d’astuzia, di manipolazione, di errori e di mosse perfette, d’eternità e di bellezza…

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E non è per caso chea domandarsi che cosa sia poi un nome – e se la rosa non profumerebbe allo stesso modo con un altro nome – sia, tra tutti i personaggi del Canone, proprio una ragazzina di scarsissimo buon senso.

Venite a sentire e a vedere, giovedì 4 agosto, all’Esedra dei Giardini Vecchi a Ostiglia. Venite a vedere e a sentire Hic Sunt Histriones che riporta in vita uno Shakespeare che, pur essendo nella tomba da quattrocento anni, non è mai morto del tutto – e, quattro secoli orsono, era capace d’immaginare che proprio così sarebbe andata.

angurie · Shakespeare Year · teatro

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SiWLocMakingOfÈ un pomeriggio estivo, e la Clarina lavora freneticamente su PhotoFiltre. Lo Spirito del Bardo aleggia d’intorno, fischiettando Greensleeves, e ogni tanto si avvicina per guardare da sopra la spalla della Clarina.

Lo Spirito del Bardo – Così quella è la locandina?

La Clarina – Hm-hm.

SdB – Non è troppo raccapricciante.

C – Why, thanks.

SdB (stona la nota alta del ritornello) – ♫…

C – E più o meno…

SdB – E quella lì è l’esedra?

C – Sta per essa.

SdB – Ma non è mica curva.

C – Nemmeno quella per cui sta.

SdB – Ay, well. E quello lì sono io?

C – Eh sì.

SdB – Cercherò di non serbarti rancore. E quello è il titolo?

C – Shakespeare in Words.

SdB – Un po’ lo sospettavo. E quello sotto è il sottotitolo?

C (sospira) – Lo dice la parola stessa: sotto il titolo…

SdB – L’immoratlità delle parole.

C – L’immorTAlità delle parole.

SdB – Per niente, donna.

C- Che vuol dire l’immoratlità?

SdB – Se non lo sai tu che l’hai scritto… SiWLoCMakingOf2

C (riguarda meglio e…) – Pittikins, hai ragione… Ay de mi, tutto da rifare!

SdB – Ma no, lascialo così. Ha una certa qual marzialità.

C – Certo, come no? Venghino, siore e siori, ad assistere a L’ImmoraTlità delle Parole!

SdB – Ay, well…

C (disfa e rifà freneticamente) – Pittikins, pittikins, pittikins!

SdB – E però… Lapsus significativo, a suo modo. Come dire che l’uso che Antonio fa delle parole è immora(t)le. E anche Giovanna, insomma. Non è carino manipolare il prossimo a parole.

C – Disse l’uomo che proprio facendo quello si guadagnò l’immortalità…

SdB – Aspetta – ce l’ho! Sposta la T, ma mettila tra parentesi: L’Immor(T)alità delle Parole, eh?

C – Spiritosissimo. E guarda com’è tardi… Va a finire che Re Antioco s’innervosisce.

SdB – Non è più Re Antioco. Adesso è Bruto.

C – Giusto. E anche il Delfino di Francia… E nulla di tutto ciò gl’impedirà di innervosirsi. Ma adesso…. There! Pronto. Shakespeare in Words – l’Immortalità delle Parole.

SdB – Hm. Se chiedi a me, era più originale prima.

C – Ci accontenteremo della banalità, per questa volta.

SdB (sniffs) – Donna senza coraggio.

C – Che ci vogliamo fare? Mail. D’altra parte… Indirizzo. Anche tu…

SdB – Tira fuori Kit Marlowe e ti mordo.

C – Non puoi, sei uno spirito disincarnato. E… invio! Fatto.

SdB – La maniera in cui mi tratti a volte è del tutto immoraTle.

C – Ha ha.

SdB – Me ne spirito via in regale indignazione. Ma Clarina…

C – Sì?

SdB – Hai spedito la mail senza allegato.  (Spirita via)

C – Pittkins, pittikins, pittikins!

(Sipario)