Parlavasi ieri con L. di libri e letture – e ho ammesso, non per la prima volta, che non leggo praticamente più nulla di ambientazione contemporanea.
“Forse dovresti, ogni tanto…” ha osservato L. “Almeno per farti un’idea, visto che ti occupi del campo.”
E sapete, L. ha perfettamente ragione. Dovrei, dovrei proprio – non foss’altro che per non sembrare del tutto arroccata su un platano. Ricordo ancora vividamente la presentazione durante la quale la bravissima moderatrice mi chiese chi fossero i miei autori preferiti… “Conrad,” dissi io, ovviamente. “Kipling, poi ovviamente gli Elisabettiani…” Lei chiese se c’era nessuno di contemporaneo, e io snocciolai Barry Unwin, Patricia Finney e qualche altro nome così. “Ma… Qualche autore italiano? O almeno tradotto?” E io non avevo nulla da rispondere.
Quindi sì: L. ha perfettamente ragione.
E tuttavia…
Il fatto si è, vedete, che negli anni mi sono accorta di avere davvero poco tempo per leggere per il mio piacere – as opposed to leggere per lavoro, studio e documentazione. Con questo non voglio dire che quel che leggo per altri motivi non sia spesso piacevolissimo – ma leggere narrativa senza secondi fini è cosa ormai confinata alle quotidiane ore piccole, alle Reading Weeks, e all’occasionale domenica pomeriggio.
Ho memorie felici dei tempi in cui leggevo tantotantotanto – a volte anche un libro al dì… ma che volete che vi dica? Gli occhi, la resistenza, e malinconicamente forse anche il sacro fuoco, non sono più quelli di un tempo. Per cui leggo ancora più che posso, e leggerò sempre – ma bisogna venire a patti con il fatto che il tempo per farlo è limitato.
E con il fatto sono venuta a patti in questo modo: siccome ho poco tempo per leggere, leggo solo cose che mi piacciono davvero. Scelgo libri che mi attirano davvero e, se qualcosa non mi piace, lo lascio e passo oltre. E anche questa è stata una conquista lenta e faticosa – perché per molti, molti anni ho finito tutto quello che cominciavo, anche se non mi piaceva, anche se mi annoiava da morire o mi levava il sonno. Mi ci son voluti decenni a decidere che la lettura non ha bisogno di essere una questione di principio…
Ad ogni modo, non posso negare che questa duplice selezione tenda a lasciare in piedi quasi solo romanzi storici e saggistica storica, per lo più di autori anglosassoni – vivi o meno.
È un problema? Sì, l’ho già ammesso. Non a livelli cosmici, certo – ma un problemetto.
È risolvibile? Assolutamente sì. Basterebbe leggere più contemporanei – di anagrafe e d’ambientazione. Almeno qualcuno. Dopo tutto non è difficile leggere qualcosa in più di praticamente nulla, giusto?
Ho intenzione di porre rimedio? Er… well. È una di quelle cose come catalogare i libri dello studio, rimettermi a studiare il Tedesco e sgelare il freezer: prima o poi mi ci proverò.
E voi, o Lettori? Riuscite a leggere quanto vorreste? Ci sono cose che vi parrebbe di dover leggere – solo che…? E, già che ci siamo, finite sempre tutto quel che iniziate? Do tell!
Buongiorno Chiara.
No, non riesco a leggere quanto vorrei e mi piacerebbe conoscere qualcuno che ci riesce per chiedergli come si fa.
Non patisco la necessità di terminare tutti i libri che inizio; la vita è troppo breve per leggere
(o continuare la lettura di) libri noiosi. Conosco (e compatisco) persone che per partito preso lo devono fare.
Nella mia vita ho lasciato incompiuti diversi tentativi di lettura e non me ne rammarico.
Uno per tutti ”Rinascimento privato” di Maria Bellonci. Ma è solo il primo che mi è venuto in mente.
Per quanto riguarda il tuo post ti capisco e approverei se tu leggessi, come faccio io, per il solo piacere di leggere.
Ma tu che leggi e devi leggere anche per lavoro, come fai a permetterti il lusso di ignorare i contemporanei, le storie contemporanee e soprattutto tutti gli autori non anglosassoni?
Come editor, non sei tenuta a leggere (con adeguata retribuzione, ovvio) tutto quello che ti viene propinato dai tuoi clienti?
O forse hai scelto di selezionare tra i tuoi potenziali clienti solo gli autori di romanzi storici di ambientazione e/o provenienza anglosassone?
Potrei sbagliare, ma la necessità di leggere: autori contemporanei, autori italiani e di altre nazionalità, storie ambientate ai giorni nostri ecc…, nel tuo lavoro non diventa anche una necessità per consigliare i tuoi clienti sulle esigenze, gli umori, le tendenze del mercato?
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ciao, Benedetta!
Oh – ma no, no, no: forse non mi sono spiegata bene, ma le conclusioni di questo post si applicano solo alla lettura di leisure, la lettura per piacere, senza fini lavorativi – che è confinata ai tempi ridotti di cui si dice proprio perché leggo un sacco, ma proprio un sacco, per lavoro. E allora si legge quel che necessita, senza riguardo alle mie preferenze e senza preclusione alcuna (a meno di considerare un riguardo alle mie preferenze il fatto che le recensioni le scrivo per una rivista specializzata in romanzi storici…).
Diciamo che s’impara a distinguere fra lettura professionale e lettura privata, ecco – e le due cose funzionano in modo completamente diverso.
Quanto all’essere à la page in fatto di esigenze, umori e tendenze del mercato (ottima definizione, btw)… diciamo che anche quell’aspetto rientra tra le necessità della lettura professionale da un lato, e dall’altro forse ti sorprenderesti nello scoprire quanto sia relativamente facile tenersi à la page del mercato editoriale!
"Mi piace""Mi piace"