Ma vi siete accorti di quanto Pasqua sia giusto dietro l’angolo?
Da non credere. Non so voi – ma a me è arrivata addosso proprio a tradimento, quest’anno. Mentre non guardavo, si è avvicinata in punta di piedi – e… tac! Fra sei giorni è Pasqua.
E a dire il vero, non so troppo che cosa farne, di questa seconda Pasqua dell’Era Covid. Per tutta una serie di motivi, ho sempre sentito la Pasqua molto meno del Natale, e nel corso degli anni le tradizioni famigliari si sono andate assottigliando… adesso, per la seconda volta, non si possono seguire nemmeno quelle. Insomma, non c’è nulla da fare: per me l’atmosfera pasquale (such as it was) è alquanto evaporata.
E però questa mattina, quando mi sono improvvisamente resa conto che è proprio quasi Pasqua, mi è anche venuto in mente che c’è una tradizioncella del tutto personale che potrei, dovrei, vorrei recuperare: un romanzo storico di ambientazione medievale.
E voi magari adesso levate gli occhi al cielo, e domandate: ma che c’entra mai, o Clarina?
Oh, in generale non molto, lo ammetto.
Ma c’è il fatto che una volta, molto, molto tempo fa, quando ero un’implumina in quarta o quinta elementare e cantavo nel coro parrocchiale, mi beccai l’influenza proprio per Pasqua. Stiamo parlando di tanto tempo fa che persino una minuscola parrocchia come la mia aveva, per le grandi occasioni, un coro a quattro voci e l’armonium, e il Triduo Pasquale, con processioni e tutto, era un evento e una faccenda di molte prove e di una certa soddisfazione…

Quell’anno che vi dico, ovviamente, niente di tutto ciò per la piccola Clarina, confinata a letto con la febbre. Ebbi il permesso di alzarmi brevissimamente per vedere dalla finestra la processione del Venerdì Santo con le fiaccole… Per il resto leggevo tutto il tempo – e ho ricordi vividissimi di avere divorato proprio allora il mio primo Stevenson: la Freccia Nera. Forse la febbre ebbe la sua parte – ma Dick Shelton, Joanna/John, il malvagio Sir Simon, il giovane Richard di Gloucester e questa Inghilterra medievale, che immaginavo sempre col cielo grigio o a lume di torcia, mi lasciarono un’impressione fortissima, oltre a una predilezione per Stevenson e a un principio di simpatia per Riccardo III – il tutto inestricabilmente legato alla Pasqua. Perché… sembrava adatto, in qualche modo. Sembrava appropriato. Sembrava giusto.
E a dire il vero non posso dire che la tradizione sia iniziata allora – e anzi, per una volta forse non l’ho nemmeno fatto troppo deliberatamente. Qualche anno più tardi, quando mi capitò di leggere il mio primo Cadfael proprio durante le vacanze di Pasqua – trovandoci di nuovo cieli grigi, questioni di sangue e di famiglia e lealtà politiche incerte – mi tornò in mente la Freccia Nera e badai alla coincidenza. Dopo tutto, questo Medioevo inglese romanzato non era nulla che mi dispiacesse avere attorno per Pasqua, in mezzo ai preparativi, all’arrivo dei parenti, alle colombe… Era appropriato in qualche modo che posso soltanto definire scenografico, I guess. Quindi… perché non ripetere tutti gli anni?
E con questo non vorrei dare l’impressione di leggere romanzi d’ambientazione medievale solo a Pasqua – perché non è così. È solo che ogni anno vedo di procurarmene uno attorno a Pasqua – e perché non farlo anche quest’anno? Sono sicura di avere qualcosa di adatto che aspetta nella memoria del mio Kindle.

“Belle robe!” esclamerebbe a questo punto la mia zia molto pia e molto ortodossa. Quasi tutti abbiamo una zia così, vero? Io ce l’ho, e non sa delle mie tradizioni pasqual-librarie – ma se sapesse, disapproverebbe senz’altro. E siccome credo fermamente nel principio secondo cui quel che non sappiamo non ci può far male, io non glielo dico. Non le dico che a me per Pasqua serve un po’ di Medioevo inglese, così come non le dico che non è Natale senza Dickens.
Consideriamola un’innocua follia, e una tradizioncella privata, volete?
E voi, o Lettori? Avete tradizioni di questo genere? Letture stagionali, associazioni inestricabili, predilezioni d’atmosfera? Do tell!