Giuro che ci sono giorni in cui la mia professione è una gioia. Magari dal mio blog non si direbbe, ma ce ne sono, e anche tanti. Giorni in cui capitano testi promettenti, autori con i quali è stimolante lavorare, gente deliziosa e progetti pieni di idee, qualità, talento, entusiasmo. E poi ci sono altre faccende.
Per dire, ho preso questo lavoro di tranquilla, rassicurante, placida saggistica. L’autore è di un genere che capita: professionista in pensione col pallino delle “cose passate”, improvvisatosi storico dei suoi dintorni per pura sovrabbondanza di tempo libero. L’argomento è di quelli che si dissotterrano dagli archivi parrocchiali. La tesi è oltremodo bizzarra e – secondo me – molto scarsa di documentazione, ma ha alcuni aspetti affascinanti che meriterebbero più ricerca. Sennonché, il mio Professionista In Pensione (henceforward indicato come PIP) ha deciso che, invece di farci più ricerca, ci scrive su un libro.
E il libro è rotolato a me, finora nella forma del primo capitolo – l’unico che il PIP abbia messo in bella copia. Da un paio di giorni ci traffico sopra, e mezz’ora fa ho telefonato al PIP per dirgli che non ci siamo granché, né dal punto di vista stilistico né da quello storico. Ho la netta sensazione che, se avessi spiegato le mie doléances in Sanscrito, avrei ottenuto più o meno lo stesso risultato.
Io – Sa, non solo la lingua è parecchio arruffata…
PIP – L’ha sistemata?
Io – Ho fatto del mio meglio, ma qua e là ho dovuto proprio riscrivere, e in alcuni punti non sono nemmeno ben sicura del significato. Ho paura che questo capitolo andrebbe rivisto e ripensato daccapo, anche perché…
PIP – Nooo, non importa. Tanto, era solo questione di cambiare qualche parola , no? E questo l’ha fatto lei, no? (sottinteso: sennò che ti pago a fare?)
Io – Be’, non era proprio solo “qualche parola”, ma lasciamo stare. Il problema è che ci sono un sacco di ripetizioni e contraddizioni.
PIP – No, non può essere: mi sono ispirato a uno storico, qui.
Io – A più d’uno, temo: ogni due frasi cambia lessico e tempi verbali, comincia un discorso al presente e lo finisce al passato remoto…
PIP – Sa, non è sempre facile coordinare, ma in fondo l’importante è il contenuto.
Io – Er… su questo ci sarebbe da discutere, ma la cosa veramente grave è che si contraddice. A pagina 8, per esempio, dice, che Venezia era neutrale e non si interessava minimamente dell’entroterra…
PIP – Sì: lo dice lo storico X.
Io – D’accordo, ma poi per il resto del capitolo non fa altro che raccontare le mene di Venezia per acquistare il controllo dell’entroterra padano…
PIP – Eh sì: lo dice lo storico Y.
Io – Ma lei deve scegliere quale delle due tesi sostenere!
PIP – Non so, sono due storici seri.
Io – Ma leggendo tutto quel che ha letto, si sarà pur fatto un’idea sua di quale fosse la direzione prevalente della politica veneziana! Oh, e poi, non chiami sempre Venezia “la città lagunare”: è una cosa da dépliant turistico…
PIP – Mi sembrava una bella espressione: lo dice sempre lo storico Z…
Insomma, la morale è che adesso devo avere pazienza qualche giorno, e poi mi spedirà il secondo capitolo, appena l’avrà sistemato. Mettere a posto il primo prima di procedere? E perché mai? Quello l’ho sistemato io, no? Sennò – sempre sottinteso – che mi paga a fare?
Per cui sì, ci sono giorni belli, e poi, molto più spesso, ci sono giornate come oggi. Ma che cosa ho fatto di male, di preciso?